Eroi

La figura eroica è una rarità, un’eccezione. Ma poiché dal passato, dalle cosiddette pagine della storia emergono soprattutto gli eroi, se ne ricava l’impressione che la maggior parte dell’umanità sia proprio così eroica. È vero , invece, che siamo persone comuni, terra terra, deboli, tutte prese dalla preoccupazione di sopravvivere, uccelli grigi dalle ali corte ….… la normalità nell’anormalità: quella tendenza dell’uomo, ostinata e quasi istintiva ma anche piena d’iniziativa, ingegnosità e determinazione, a ricreare la normalità in una situazione anormale … la vita quotidiana in una città assediata … dietro i fili spinati di un campo di concentramento … al confine … la nostalgia della normalità vince sempre. Il diritto alla normalità supera tutti gli ostacoli, anche il fuoco e le macerie.(13)

Case e ponti

Ti accorgi che i tronconi non sono materia inerte. Lanciano avvertimenti nel vuoto. Dicono: ogni ponte che cade è un confine in più e una possibilità di riconciliazione in meno.Se la costruzione di un ponte è la più sublime delle ingegnerie, il suo abbattimento è la più impressionante delle distruzioni. Un ponte che cade è come una bestia che si piega sulle ginocchia dopo il colpo alla cervice. Manda un segnale cosmico, spezza qualcosa nell’universo.(6)

... muoversi come l'acqua

... e ogni tanto qualcuno, a rischio di tutto, si è messo in cammino a cercare. Per questo in ogni civiltà c’è il mito del viaggiatore-eroe; il figlio degli dei che si perde e torna, prodigo, dopo un lungo peregrinare; Gilgamesh, il re sumero che viaggia e viaggia per non morire; Ulisse determinato ad andare oltre le colonne d’Ercole, il limite ultimo del mondo conosciuto. Il viaggio è sempre stato considerato un mezzo di crescita spirituale, come se muovere il corpo contribuisse ad elevare l’anima. In india si dice Sadhu, i santi mendicanti, che debbono essere come l’acqua: muoversi in continuazione altrimenti stagnano.(9)

Rocce

Ci eravamo fermati perché avevamo visto alcuni macigni di una roccia simili al granito ricoperti di belle chiazze nere e bianchi; i massi avevamo forme gradevoli, e il lichene ferroso era lo stesso che avevamo già visto sulle pietre tra le rovine delle torri. In quel momento desideravo costruire un eremo e passare dieci anni a osservare il mutamento delle stagioni su quelle rocce. Provavamo entrambi una profonda simpatia per quell’imperatore cinese del Basso Medioevo che aveva nominato Signore dei Confini una pietra particolarmente bella (è molto più civile che nominare senatore un cavallo), e che finì in esilio in una regione selvaggia piena di rocce interessanti.(8)

Calma primitiva ...

… nessun suono tranne quello del vento, che sibilava fra i cespugli spinosi e l’erba morta, nessun altro segno di vita all’infuori di un falco e di uno scarafaggio immobile su una pietra bianca (2) ... chi percorre il deserto scopre in se stesso una calma primitiva …. Che è forse la stessa cosa della pace di Dio (W.H. Hudson)

Spazi

“… Perdersi nel deserto significava trovare la strada che porta a Dio …” .Anch’io del deserto ho un’idea simile. L’uomo è nato in Africa, nel deserto. Ritornando nel deserto, riscopre se stesso (2)… il timore dell’infinito, del puro spazio, della pura materia … resto smarrito in un deserto assoluto

Silenzio ...

Il silenzio lassù era un suono … meraviglioso il silenzio! Eppure noi moderni, forse perché lo identifichiamo con la morte, lo evitiamo, ne abbiamo quasi paura. Abbiamo perso l’abitudine a stare zitti, a stare soli … uno sbaglio perché il silenzio è l’esperienza originaria dell’uomo. Senza silenzio non c’è parola. Non c’è musica. Senza silenzio non si sente … Una mente silenziosa non vuol dire una mente senza pensieri. Vuol dire che i pensieri avvengono in quella quiete e possono essere meglio osservati. Possono essere pensati meglio.(9)

L'ammaliatrice

“La Patagonia” gridò. “È un’amante difficile. Lancia il suo incantesimo. Un’ammaliatrice! Ti stringe nelle sue braccia e non ti lascia più.” (2) Tutti i nomi di quelle regioni ricordano qualche storia tragica e cruda: La Piedra del finado Juan, Isla del Diablo, Bahìa Desolada, El Muerto eccetera, e la lista s’interrompe soltanto grazie alla sobrietà dei nomi che vennero dati da Fitzroy e dai marinai del veliero francese Romanche, i primi a tracciare le mappe delle regioni flagellate dai venti impetuosi di oceani Pacifico e Atlantico che si congiungono laggiù.(3)

Immenso, antico ed ermetico

Le Pèrou! Eccolo lì: immenso, misterioso, verdegrigio, poverissimo, ricchissimo, antico, ermetico. Era questo paesaggio lunare e i volti ramati, scoperti, delle donne e degli uomini che li circondavano. Impenetrabili, davvero. Molto diversi da quelli che aveva visto a Lima, volti di bianchi, di negri, di meticci, con cui, bene o male, poteva comunicare. Ma dalla gente della sierra lo separava qualcosa di invalicabile. Più volte aveva tentato di chiacchierare nel suo cattivo spagnolo con i vicini, senza il minimo successo. «Non ci divide una razza ma una cultura».(54)

Destinazione e impazienza

… un uomo ha bucato una ruota. Non sa da dove viene. Non sa dove sta andando. Perché allora aspetta con tanta impazienza che la ruota venga cambiata? ... A volte la sola cosa da fare quando si è in rovina è il giro del mondo.(14)

Vita ribelle all'oblio

Navighiamo su spazi così vasti, ci sembra che non ne verremo mai a capo. Sole e luna salgono e scendono alternativamente sullo stesso filo di luce e di buio. Giorni sul mare, tutti eguali come la felicità … quella vita ribelle all’oblio, ribelle al ricordo … (1)

Altre realizzazioni

… spesso i rappresentanti dei paesi sviluppati si mostrano sorpresi di vedere rifiutato il loro modo di vita. Eppure esistono culture in cui il lavoro è meno importante della preghiera. Certo, in questo modo la gente non produce automobili né computer, ma neanche le interessa farlo … i viandanti che percorrono l’Africa o l'India di solito portano dietro solo un piccolo fagotto. Non sentono il bisogno di possedere di più, si accontentano del minimo indispensabile. Se si rivolge loro la parola, sorridono, sono ospitali e gentili. Danno l’impressione di essere felici. Vivono altre realizzazioni. La cosa migliore sarebbe accettarli come sono.(13)

Case

In tibetano «sherpa» significa «orientale» ... sono un popolo buddista, amante della pace, che viene dalla parte orientale dell’altopiano. Non riescono a stare fermi, e nella terra degli sherpa ogni pista è contrassegnata da cumuli di sassi e bandiere da preghiere, messi lì che a rammentare che la vera casa dell’Uomo non è una casa, ma la Strada, e che la vita è un viaggio da fare a piedi ... (2)

Uomini e montagne

“Mi piace essere in un corpo che ormai invecchia. Posso guardare le montagne senza desiderio di scalarle. Quand’ero giovane le avrei volute conquistare. Ora posso lasciarmi conquistare da loro. Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l’uomo si sente sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma li ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne. Per questo, attraverso i secoli, tantissimi uomini e donne sono venuti quassù nell’himalaya, sperando di trovare in queste altezze le risposte che sfuggivano loro restando nelle pianure. Continuano a venire. “(9)

Memorie ... sereno oblio

Penso sempre che ogni cosa durerà in eterno, ma non è mai così. In realtà, niente esiste per più di un istante, tranne ciò che custodiamo nella memoria. Cerco sempre di conservare dentro di me ogni momento – preferirei morire piuttosto che dimenticare.

Gli altri e l'inferno

L’inferno sono gli altri - (Jean Paul Sartre)… “l’inferno sono io”. Dentro di me c’è l’inferno, talvolta addormentato, talvolta operante, ma sempre presente: l’inferno è la nostra esistenza intima, immanente.(13)

Zafferano tritato

È con gli odori che finiscono gli esseri, i paesi e le cose. Tutte le avventure se ne vanno per il naso … l’odore acre dell’africa … il suo pesante miscuglio di terra morta, di cavallo di pantaloni e di zafferano tritato.(12)

Aspirazioni ...

… da che l’uomo è uomo e abita le terre che oggi conosciamo come India, Tibet, Nepal, Cina e Pakistan, quelle remote, immacolate montagne con il loro nome sanscrito “dimora delle nevi” (hima è la neve, alaya la dimora) sono state il simbolo dell’aspirazione umana al divino … Soma, l’erba dell’immortalità, cresceva nei dirupi dell’himalaya. Parvati, la perfetta consorte di Shiva, ma simbolicamente di tutti noi, nasceva lassù “figlia della montagna”. Lassù erano nascosti i tesori del creato, i segreti della potenza, della saggezza della serenità… l’Himalaya è la sede di tutti i miti, la fonte della vita e della conoscenza. Lì nascono tutti i grandi, sacri fiumi dell’india. Lì vissero i rishi che concepirono i Veda….nel salire verso quelle spoglie vette di ghiaccio, non con l’idea tutta occidentale di conquistarle, ma di esserne conquistati, i sanyasin che per secoli hanno intrapreso quel viaggio sapevano che era un viaggio senza ritorno… (9)

Odore

La maggiore difficoltà per riuscire a vivere decentemente all’inferno è l’odore che c’è.(44)

Muoversi ...

La ragione di tutto quel muovermi, di quell’andare in cerca di qualcosa è semplice: io non ho niente dentro di me. Sono vuoto. Vuoto come è vuota una spugna, pronta però a riempirsi di quello in cui è tuffata. La metti nell’acqua e l’acqua s’imbeve, la inzuppi nell’aceto e diventa acida. Non avessi viaggiato non avrei avuto niente da raccontare; niente su cui riflettere. Viaggiare mi esalta, mi ricarica, mi dà da pensare, mi fa vivere. L’arrivo in un paese nuovo, in un posto lontano è ogni volta una fiammata, un innamoramento; mi riempie di emozioni. Ricordo, come fosse ieri, il mio primo varcare una frontiera, a quindici anni, in Svizzera…. (9)

Senza fine

Di ogni strada mi piace pensare che sia una strada senza fine, che corre intorno al mondo.(13)

Terra di nessuno

Il cuore del deserto batte secondo un ritmo diverso dal nostro. La geologia non va di fretta. Quando arriva o occupare tutto il campo visivo sorge dapprima un senso d’impazienza, poi oppressione e infine una calma che solo lo spazio vuoto può generare. La serenità che solo l’assoluto può dare.(15)

Sublime fratellanza

Amo il deserto, ha qualcosa di metafisico, di trascendente. Nel deserto tutto il cosmo si riduce a pochi elementi. Il deserto rappresenta l’universo ridotto all’essenziale: la sabbia, il sole, le stelle di notte, il silenzio, il calore di giorno. Si hanno con sé una camicia, dei sandali, cibo frugale, un po’ d’acqua da bere, tutto nella massima semplicità … niente si frappone fra te e l’universo ... un gruppo di nomadi incontrati per puro caso. Non riuscimmo a trovare una lingua per capirci, ma restammo insieme lo stesso. Non scambiavamo parole ma dividevamo l’esperienza dell’amicizia, della fratellanza. A un certo punto fui folgorato dalla sensazione che avessimo fratelli e sorelle dappertutto ma che non riuscissimo a rendercene conto: un’impressione sublime.(13)

in fondo ...

Era come una ferita triste la strada che non finiva mai, con noi nel fondo, noialtri, da un bordo all’altro, da una pena all’altra, verso una fine che non si vede mai, la fine di tutte le strade del mondo.(12)

Vento e spazio

Il vento è invisibile. Ciò lo pone immediatamente in una categoria di cose come l’amore, l’odio e la politica, che troviamo difficile da spiegare e impossibili da ignorare. Sperimentiamo ciascuna di esse direttamente come forze elementari che danno forma alla nostra vita, ma le conosciamo solo indirettamente, tramite i loro effetti su di noi e sul mondo … il vento è forse quello tra tutti i fenomeni naturali che l’uomo civilizzato si sente più incapace di influenzare. (James Frazer)

Luce

Non c’è nulla che individui i luoghi come la qualità della luce … ad Atene la cruda luce classica, a Londra la luminescenza uniforme di un’estate del XIX secolo, nel New England la pura limpidezza dell’epoca dei pionieri: cose di cui ormai ci resta come unico ricordo la testimonianza incerta dell’arte. Eppure il viaggiatore si rende immediatamente conto del cambiamento di luce. L’impressione del primo risveglio in un villaggio straniero non si scorda. Naturalmente la luce si altera, viene modificata da quelle che sembrano circostanze irrilevanti, in prossimità della neve come del mare, di alberi come di campi coltivati o di un deserto di sabbia e roccia. Ti abitui e smetti di pensarci.(8)

Aspettando le navi del ritorno

Sono cresciuto sul mare e la povertà mi è stata fastosa, poi ho perduto il mare , tutti i lussi mi sono sembrati grigi, la miseria intollerabile. Da allora aspetto. Aspetto le navi del ritorno, la casa delle acque, il giorno limpido … Aspetto a lungo. A volte faccio un passo falso, la buona riuscita mi sfugge. Non importa, allora sono solo. Di notte mi sveglio e, mezzo addormentato, mi par di sentire un rumore d’onde, il respiro delle acque. Quando mi sveglio del tutto, riconosco il vento tra le foglie e l’infelice rumore della città deserta … perduto in fondo a quei pozzi di pietra e di acciaio dove errano milioni di uomini ... Ma ogni volta il richiamo lontano di un rimorchiatore veniva a ricordarmi che quella città ... era un’isola, e che mi aspettava l’acqua del mio battesimo, nera e putrida, coperta di sugheri vuoti … Coloro che si amano e sono separati possono vivere nel dolore, ma non è disperazione: sanno che l’amore esiste. Ecco perché io soffro dell’esilio con occhi asciutti. Aspetto ancora. Verrà un giorno finalmente … (1)

... come faranno?

Tutto il paesaggio si rianima e si mette a lavorare. Gli argini si separano lentamente dal fiume, s’alzano, si stagliano ai due lati dell’acqua. Il lavoro emerge dall’ombra. Si ricomincia vedere tutto, tutto semplice tutto duro,. Gli argani qui, le palizzate dei cantieri laggiù e lontano sopra la strada ecco che tornano da più lontano gli uomini. Si infiltrano nella luce sporca a gruppetti, intirizziti. Si riempiono di luce tutto il volto per cominciare passando davanti all’aurora. Vanno più lontano. Si vede bene di loro solo i volti pallidi e semplici; il resto appartiene ancora alla notte. Bisognerà che muoiano tutti un giorno anche loro. Com’è che faranno? (12)

Infinita perfezione

…. Albeggiava. Mi avvolsi in una coperta e salii sulla punta più alta del crinale a salutare le montagne. Non c’erano ancora. Un velo di caligine opaca velava l’intero orizzonte. Lentamente da quella semioscurità affiorarono delle ombre impercettibili, quasi evanescenti; poi dei profili bianchi e freddi. E improvvisamente le vette si accesero di rosa, di arancione.nelle valli la caligine si fece viola, poi dorata e i ghiacciai presero fuoco contro il cielo di lapislazzuli. Il mondo divenne un’apoteosi di luce e di gioia …. La semplice, distaccata bellezza delle montagne suscitava in me un sentimento simile a quello che nasce dall’amore: un senso di completezza d’invincibile forza, quasi d’immortalità ... Il cielo era a portata di mano e quelle montagne parevano le scale per arrivarci ... Niente più mi pesava, mi preoccupava; niente più mi mancava, mi faceva paura. Anche la mia morte sembrò parte di quella infinita perfezione.(9)

Ottimismo rasseganto e tragico

… credeva in fondo che la povera gente del suo tipo era fatta per patire di tutto, che era il suo ruolo sulla terra, e che se le cose andavano adesso tanto male, questo si doveva anche in gran parte al fatto che aveva commesso molti sbagli uno sopra l’altro, la povera gente … era una gran gentilezza che gli desse soffrendo a quel modo l’occasione di espiare la sua indegnità … ottimismo rassegnato e tragico … (12)

Il romanticismo del deserto

Il romanticismo del deserto è incomprensibile già da lontano. Da vicino diventa assurdo. Che cosa c’è di romantico in una sconfinata cava di ghiaia? … ama il deserto perché è senza fascino, perché non è mai piacevole. Ne ama la grandiosità delle linee, il vuoto dello spazio, la nudità del terreno. Finalmente un mare che non si agita, ma al contrario costituisce un corpo solido, irremovibile! Finalmente un silenzio che non viene mai rotto in questa terra desolata dove non c’è nessuno che va e viene!(15)

La forza d'invecchiare

In qualche mese come cambia una camera, anche quando non si tocca niente. Per quanto vecchie, per quanto degradate siano, le cose trovano ancora, non si sa dove, la forza d’invecchiare. Tutto era già cambiato intorno a noi. Non gli oggetti al loro posto, ma le stesse cose, in profondità. Sono diverse quando le ritrovi le cose, loro possiedono si direbbe più forza per andare dentro di noi più tristemente, più profondamente ancora, più dolcemente di prima, per fondersi in quella specie di morte che cresce lentamente in noi, quietamente, giorno dopo giorno,vilmente, davanti alla quale ci si prepara ogni giorno a difendersi un po’ meno del giorno prima. Da una volta all’altra, la si vede frollare, raggrinzirsi in noi stessi la vita, gli esseri e le cose insieme, che avevamo lasciato, banali, preziosi, temibili qualche volta. La paura della fine ha marcato tutto con le sue rughe mentre trottavamo per la città … presto non ci saranno più che persone e cose inoffensive, miserande e disarmate tutt’intorno al nostro passato, nient’altro che errori diventati muti.(12)

Fatica e solitudine

Quando sto solo non mi sento mai isolato. La vera solitudine l’avverto soprattutto fra la gente. Solitudine significa impossibilità di raggiungere gli altri, di unirsi a loro ... (13) Nella fatica e nella solitudine il divino se ne esce dagli uomini.(12)

L'abito della serva

Di fronte alla memoria, come di fronte alla morte, tutti sono uguali, e l’autore ha il diritto di ricordare l’abito della serva e dimenticare i gioielli della padrona.(73)

Il deserto è un impulso

Diciamo semplicemente che il deserto è un impulso … era tutto in lontananza. Era una distesa ininterrotta di terra arida e cielo, e un’impalpabile traccia di montagne, basse e accovacciate in fondo, montagne o nuvole, a forma di gatto, di puma – com’è umano vedere una cosa come qualcos’altro. La vecchia strada piegava a nord, più o meno al traverso rispetto al sole, e io volevo sentire il caldo sulla faccia e sulle braccia. Spensi l’aria condizionata e abbassai i finestrini … più tardi il vento calò e una catena di nuvole dai bordi rosa pallido si profilò bassa e immobile in cielo. Adesso ero su una strada sterrata, spettacolarmente perduto. Fermai la macchina e scesi a scrutare il cielo … sarebbe stato buio nel giro di quarantacinque minuti. Avevo un quarto di serbatoio di benzina, mezza lattina di tè freddo, niente da mangiare, nessun indumento caldo e una cartina vara di dettagli. Avrei bevuto il mio tè e sarei morto.(17)

Paesi fantasme e navi alla deriva

… ormai deserta, con il vento che ululava come un cane abbandonato, attraverso il vano delle porte e delle finestre scardinate, la salnitriera si trasformava in un’altra delle tante rovine sparse nel deserto. Paesi fantasma che in lontananza sembravano navi alla deriva, mentre da vicino i resti delle mura e le strutture ossidate aggrappate a grandi ammassi di calcinacci ricordano i gusci di mummie planetarie, non si capisce se dissotterrate o in via di interramento.(5)

La propria sconfitta

Verso i poveri oggi si ha in genere un atteggiamento ostile, negativo. In un mondo dominato dalla competizione, dalla lotta, dalla concorrenza, il povero è un vinto, un perdente, uno sconfitto. Il povero dovrebbe rendersi invisibile. Del resto il povero stesso guarda un altro povero con disprezzo. Vi vede la propria caricatura, la propria brutta copia, la propria sconfitta.(13)

Versi dell'Odissea

… la piana terminale era assopita in una foschia polverosa e in una luce infuocata dove i cavalli nuotavano e pascolavano. Cominciammo a superare greggi enormi e tende a cupola ricamate. Scorgemmo di sfuggita un tripudio di fiori azzurri e gialli e di cannoni dipinti sui muri di una moschea. I fianchi delle montagne erano immense quinte rocciose sulle nostre teste, i colori e la tessitura del suolo presero a farsi più aspri e cupi, finché fummo inghiottiti da una gola … volevamo cogliere almeno un bagliore dell’Amudarja, una cinquantina di chilometri a nord in territorio proibito. La pianura dell’Amudarja è un’immensa distesa desertica di quelle che si vedono nei sogni; la solcammo diretti a ovest per due e tre ore, con il naso fuori dal finestrino dell’auto come i cani nei giorni caldi. I pascoli del deserto scintillavano; il paesaggio era fulvo, con strisce verdi e blu in lontananza, dove si esauriva l’acqua delle montagne; non era uno scenario monotono sembrava piuttosto il mare, con eventi e visioni sporadiche come versi dell’Odissea ...(8)

Davanti all’acqua che passa

La luce del cielo a Rancy, è la stessa che a Detroit, colate di fumo che inzuppano la pianura dopo Levallois. Scarti di casamenti ancorati al suolo da fanghi neri. Le ciminiere, grandi e piccole, fanno l’effetto da lontano di grossi pali nella melma in riva al mare. Lì dentro ci siamo noi …. Lungo gli argini, la domenica e la notte la gente si arrampica sui cumuli per fare pipì. Gli uomini, li rende cogitabondi sentirsi davanti all’acqua che passa. Pisciano con un sentimento di eternità, come i marinai.(12)

Silenzio armato di pietre

Era come se le strade che superavamo ci minacciassero con tutto il loro silenzio armato di pietre fino in alto, all’infinito, con una specie di diluvio in sospensione. Una città in agguato, un mostro a sorpresa, vischioso di bitumi e di piogge.(12)

Sentirsi a casa ovunque

Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà. Essere soli, senza bisogni, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo … La felicità non la si cerca, la s’incontra, viaggia sempre in direzione opposta. (Isabelle Eberhardt)

Trovare il coraggio delle decisioni

I cimiteri mi hanno sempre attratto. Sono curati, univoci, virili, vivi. Nei cimiteri si può trovare il coraggio delle decisioni, solo nei cimiteri la vita acquista dei contorni – non mi riferisco alle bordure tombali – e, se si vuole, un senso.(33)

Mille modi diversi

Siccome il deserto in ogni singolo istante è monotono e uniforme, si è tentati di credere che continuerà a esserlo nella stessa maniera. È un errore. Ci sono mille modi diversi di essere uniformi, e il deserto li conosce tutti.(15)

L’aria intorno si rifiuta di puzzare di più ...

… le finestre pittate di cento piccoli stracci pendenti, le camicie dei poveri, il rumorino del rifritto che crepita a mezzodì, uragano di grassi andati a male. Nel grande abbandono molle che circonda le città, là dove la menzogna del suo lusso viene a trasudare a finire in marciume, la città mostra a chi vuol vedere il suo gran deretano nelle casse dei rifiuti. Ci sono fabbriche che uno evita quando passeggia, che sanno di tutti gli odori, di quelli incredibili e dove l’aria intorno si rifiuta di puzzare di più. Lì vicino, ammuffisce il piccolo parco giochi, tra due alte ciminiere ineguali, i cavalli di legno dipinto sono troppo cari per chi li desidera, spesso per intere settimane, piccoli mocciosi rachitici, attirati, respinti e trattenuti al tempo stesso, tutti con le dita nel naso, dal loro abbandono, dalla povertà e dalla musica. Tutto si traduce nello sforzo di allontanare la verità da quei luoghi che tornano a piangere senza tregua su tutti; si ha un bel fare, si ha un bel bere, anche del rosso, il cielo resta quello che è laggiù, ben chiuso sopra, come una gran pozza per i fumi della periferia.(12)

Paranoia e diffidenza

… non solo era immobile, ma non riusciva nemmeno a pensare chiaramente. Si vedeva circondato da nemici. Non nemici ma collegamenti, una rete di cose e di persone. Non esattamente persone ma cifre – cose e cifre e livelli di conoscenza nei quali lui non riusciva assolutamente a penetrare … la mente incatenata e intrappolata dalla gravità, consapevole della natura della propria condizione ma incapace di trovare il modo di uscirne. Era piegato sotto il peso della stanza, diffidente verso tutto e tutti. Paranoico … avvertiva i contatti che venivano creati intorno a lui, tutti gli oggetti e i contorni delle cose e i livelli di conoscenza – non esattamente conoscenza – ma intenzioni insidiose … questa condizione era autentica, profonda e vera … era anche una condizione familiare, a modo suo, da mangiatore di radici paleolitico, un residuo dell’esperienza primitiva rimasto nel cervello del serpente … e la parola stava affermando le sue funeste radici, i suoi tuberi e germogli commestibili ...(17)

Atroce inutilità della sofferenza

Pensavo all’atroce inutilità della sofferenza. L’amore lascia un segno: la nuova generazione che viene al mondo, il perpetuarsi della specie umana. Ma la sofferenza? Una parte così cospicua dell’esistenza umana, la più dolorosa e difficile, scorre via senza lasciare traccia. Se si potesse raccogliere l’energia dei patimenti subiti in questo luogo da milioni di persone per tradurla in forza creativa, si potrebbe trasformare il nostro pianeta in un giardino fiorito. Che resta invece? Navi dalle chiglie rugginose, torrette di guardia marcite, profondi fossati da cui un tempo si trasmette chissà che minerale grezzo. Un deserto morto, sinistro senza più un’anima: le colonne esauste sono già passate, svanite nella gelida nebbia perenne.(13)

All'angolo di una strada

Si ha un bel dire e pretendere, il mondo ci lascia molto prima che ce ne andiamo per davvero.Le cose alle quali tenevi di più, ti decidi un bel giorno a parlarne sempre meno, devi fare uno sforzo quando ti ci metti. Ne hai le scatole piene di ascoltarti sempre cianciare … tagli via … rinunci … non ci tieni più ad avere ragione. Ti molla la voglia di tenerti anche il posticino che t’eri riservato tra i piaceri … ti viene lo schifo … cerchi ancora dei trucchi e delle scuse per restare là con loro, gli amici, ma la morte è lì anche lei, fetente, al tuo fianco, tutto il tempo adesso … ti restano preziose solo le pene minute, … è tutto quello che hai conservato della vita. Questo piccolo rimpianto atroce, il resto l’hai più o meno vomitato lungo la strada, con molti sforzi e pena. Non sei altro che un vecchio lampione di ricordi all’angolo di una strada dove non passa già quasi più nessuno.(12)

Impulsi e ripensamenti ... un disegno epico

Li udii prima di vederli, un penoso scricchiolio, folate di vento che scuotevano le parti mobili … arrivai in cima alla sporgenza di arenaria … sul fondo sbiadito del mondo … dipinti prendevano luce e vita. Pennellate di colore, fasce e chiazze, scie ariose, la forza della luce satura .. impulsi e ripensamenti ... un disegno epico. Non mi ero aspettato di provare in piacere e un’emozione così intensi. L’aria era piena di colore, fiammate di rame e ocra riverberavano dal guscio metallico in uno scambio con la cornice del deserto. Ma quei colori non si limitavano a trarre potenza dal cielo o a risucchiarla dalle forme della terra circostante. Spingevano e tiravano essi stessi. Erano in conflitto tra loro, dovevano essere letti emotivamente. Pigmenti color pelle e grigi industriali e un rosso virulento che appariva ripetutamente nella composizione – il rosso di uno sfogo, di una sacca scoppiata, denso come sangue misto a pus e screziato di giallo ... i vetri anteriori e i motori ancora ricoperti di teli spettrali, anime morte… (17)

Il tempo rimpianto

… e questa era l’altra cosa che condividevano, la tristezza e la chiarezza del tempo, il tempo rimpianto nella musica … provocava in loro uno strano dolore, non per qualcosa di preciso ma per il tempo in sé, la sensazione concreta di un anno o di un’epoca, le testure del tempo che ormai fuggivano a entrambi … (17)

Il sentimento più vicino alle ossa

Avevo poco calore in me. Poca carne mi era rimasta attaccata alle ossa. Questa carne bastava solo per provare rabbia, l’ultimo dei sentimenti umani. Non era l’indifferenza, ma la rabbia l’ultimo sentimento umano, quello più vicino alle ossa.(73)

Desiderio di fermare il tempo

La vita e' un continuo flusso. Eterno il desiderio di fermare il tempo, di invertirlo. Ma ogni passo vissuto consciamente significa anche arricchirsi. E più camminiamo con gli occhi aperti, più ricchi saremo. Cosa c'e' di più bello, di più sensato che passare la nostra vita camminando, una vita che ci tiene in forma e nello stesso momento ci dona esperienze? (Jacob Nomus)

Costretti a ricordare

Di notte la sinfonia del vento e del mare assume la tonalità della voce umana, dalla risata fino al pianto, tutta la musica delle orchestre, e per giunta, alcuni sordi mormorii, lamenti lontani e laceranti, voci che lambiscono le onde. Questi due grandiosi elementi, il mare e il vento, sembrano farsi piccoli per imitare il latrare dei cani, miagolii di gatti, confuse parole di bambini, donne e uomini, che costringono a ricordare le anime dei naufraghi.(3)

L'immensità che non osserva memorie

… tu pure gusterai il sapore di questa pace e di questa inquietudine in un’ansiosa intimità con te stesso, oscuro come noi fummo oscuri, eppure sovrano di fronte ai venti e ai mari, in un ‘immensità che non riceve impronta, che non osserva memorie, che non si cura di vite umane.(7)

Occhi soavi color deserto.(5)

Era morta sola. Era spirata nella fosca penombra della sua cabina senza avere nessuno che le facesse il favore di porgerle un bicchiere d’acqua, senza avere a portata di mano il sostegno di un braccio amico a cui aggrapparsi davanti alla vertigine di paura dell’istante finale, senza neppure avere la consolazione di un orecchio compassionevole alla cui tromba affidare il suono triste delle sue ultime parole. L’estremo bagliore del suo sguardo aveva registrato solo l’immenso abbandono della propria vita e quella cupa solitudine dai lunghi tentacoli, ovattata negli angoli polverosi delle sue quattro pareti scrostate … e i paesaggi stagliuzzati infantilmente dai vecchi calendari e scatole di cioccolatini con cui ornava la tristezza carcerararia del suo porcile furono l’unica nota di allegria che registrò nel seppia offuscato delle sue pupille da vecchia, nei suoi occhi soavi color deserto.(5)

Un sogno lungo e sballottante

Un crepuscolo qualunque, laggiù nella sua terra (crepuscolo di un giorno di cui ricordava solo di essere stato molto felice), era uscito a camminare in campagna, si era coricato sotto un salice ad assaporate con calma l’erba agrodolce di una prima pena d’amore, si era addormentato e si era messo a sognare di andare verso nord. Era stato un sogno lungo e sballottante, come un viaggio di cinque giorni in treno. Quando si era svegliato aveva la bocca piena di una terra dal sapore salmastro, i monti intorno a lui erano rimasti completamente spogli, e al posto di uno scheggiato aratro di legno, le sue mani, infoderate in guanti da lavoro in pelle di porco, manipolavano febbrilmente le maniglie di ferro di una mostruosa draga meccanica. Con questa aveva rimosso nel corso di più di quarantacinque anni un intero pianeta di salnitro.(5)

Ogni cattivo odore ci riguarda

Ogni cattivo odore ci riguarda. Ci facciamo strada nel mondo per poi capitare nel mezzo di una scena medieval-moderna, una città di grattacieli di spazzatura con la puzza infernale di ogni oggetto deperibile mai fabbricato, e accorgersi che assomiglia a qualcosa che ci portiamo dietro da tutta la vita.(17)

Aperto a tutti e fedele a nessuno

Già guardavo con altri occhi il mare. Lo sapevo capace di tradire il generoso ardore della giovinezza come avrebbe tradito, altrettanto implacabilmente, indifferente al male e al bene, la più vile avidità o il più nobile eroismo. La mia concezione della sua magnanima grandezza era finita. E ormai vedevo il vero mare – il marea che gioca con gli uomini fino a farli perdere d’animo, che logora a morte navi robuste. Nulla può addolcire l’acredine che cova nella sua anima. Aperto a tutti e fedele a nessuno, esso esercita il suo fascino per la rovina dei migliori. Non è bene amarlo. Egli non conosce vincolo per la parola data, non partecipazione alla sventura, non lunga comunione d’intenti, non lunga devozione. La promessa che offre perpetuamente è grandissima; ma l’unico segreto per ottenerne il possesso si chiama forza, forza – la forza gelosa, insonne dell’uomo che sta a guardia di un agognato tesoro a porte chiuse.(7)

Vivere tra vasti orizzonti

È un peccato che non siamo arrivati noi per primi … non solo i russi … gli slavi, gli ungheresi, anche i tedeschi. Qualunque popolo che sapesse vivere tra vasti orizzonti. Troppa di questa terra è andata agli isolani. Loro non l’hanno mai capita; lo spazio li spaventa. Noi ne saremmo stati fieri … l’avremmo amata per quello che era …(2)

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MTBexplorer - Immagini letterarie di viaggio

Mag
29
2014

Canto delle sirene - Faial, Açores

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Ultimo aggiornamento Martedì 03 Giugno 2014 12:06 Fabio MTBexplorer

Il canto delle sirene può essere fatale ma non ascoltarlo è da pavidi, quando si è davvero in viaggio.

Hortal

Il gin del Peter’s bar può costituire un buon carburante per affrontare una camminata fino al molo. È un molo  lungo lungo, che s’infila nell’oceano. Sulla calce, per alcune centinaia di metri, ci sono i murales dipinti dai navigatori solitari con le vernici delle barche. Ciascuno è un quadro che ha per cornice l’azzurro dell’atlantico: emblemi, paesaggi, volti, barche nomi. Forse è il caso di sedersi su una panchina è guardare quelle pitture. Anche se non vi dicono niente, anche se non le capite, quelle immagini meritano di essere guardate: sono come messaggi che invece di vagare in una bottiglia sono stati affidati a un muro delimitato dell’atlantico. E il loro significato profondo, al di là dell’immagine dipinta, consiste nel fatto che voi le raccogliete con i vostri occhi. Chi le dipinse “voleva” che qualcuno le guardasse. Passando di qui, lui volle far sapere che esisteva, e lasciò una testimonianza del suo passaggio. Voi raccogliete la testimonianza: diventate voi stessi testimoni del suo passaggio. Che poi non sappiate chi fosse, e che lui non sappia chi siete voi, è del tutto secondario.

Vedi la mappa di Faial

 


Mag
29
2014

cattedrali

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Ultimo aggiornamento Giovedì 29 Maggio 2014 09:17 Fabio MTBexplorer

Le cattedrali cantano, scrive Marius Schneider. Per questo guardarle non basta; si devono anche ascoltare, in silenzio. Come i boschi del grande nord. (6)

… per alcune persone, per la maggior parte delle persone, il sesso è la cosa più importante che possono avere senza essere nati ricchi o intelligenti e senza dover rubare. È ciò che la vita può darti nella stessa misura in cui lo concede ad altri, se non addirittura in misura maggiore. Un a cosa che puoi avere senza dover andare all'università per sei anni.(17)

C’è uno spazio d’imbarazzo, il senso di un gioco formale che è una specie di panico frenato, e forse lo si manifesta con un gesto forzato … qualcosa che sbuca dall’infanzia si insinua in questo spazio, un vago senso di giochi e identità non del tutto formate, non è che si finga di essere qualcun altro. Si finge di essere esattamente quello che si è. È questa la cosa strana. (17)

L’immoralità dell’”immoralista” non sta nel fatto che lui cambia. L’uomo ha il diritto di cambiare. L’immoralità sta nel fatto che lui non osa riconoscere il cambiamento. Ucciderebbe, piuttosto che riconoscere l’uomo nuovo dentro di sé … le azioni più immorali si commettono per mantenere l’illusione di essere morali. (15)

Un giorno Chuang Tzu si addormentò e, mentre dormiva, sognò di essere una farfalla che volava in estasi.
E quella farfalla non sapeva di essere Chuang Tzu che sognava.
Poi Chuang Tzu si svegliò e, a giudicare dalle apparenze, era di nuovo se stesso, ma ora non sapeva se fosse un uomo che sognava di essere una farfalla o una farfalla che sognava di essere un uomo.

cattedrali


Mag
28
2014

Permanenza e Lontananza

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Ultimo aggiornamento Martedì 03 Giugno 2014 12:09 Fabio MTBexplorer

A sua volta, la dicotomia Mare/Terra ne determina una seconda dal connotato che supera la dimensione geografica per toccare quella filosofica e che significa sostanzialmente un’opposizione fra Permanenza e Lontananza. Opposizione che ovviamente riguarda un’altra dimensione ancora, perché se il mare, il viaggio e la lontananza rappresentano simbolicamente il senso della sete di conoscenza, della scoperta, dell’ignoto e dall’abbandonarsi all’avventura, per contro la Terra (la Permanenza) costituisce il senso della riflessione sul già noto, sulle proprie origini e radici, sulla propria identità. Concetti che recano con sé, più o meno palesi, l’idea del Mare ( e cioè Lontananza) come “sconsideratezza” e di Terra (Permanenza) come “saggezza”. (21)

Permaneza e Lontananza


Mar
18
2014

momento senza tempo

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Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Marzo 2014 12:09 Fabio MTBexplorer

Lo spumeggiare delle acque teneva sospesa nell’aria una nebbiolina umida che mi nascondeva il sole, ma quel soffuso biancore senza contorni mi fece sentire ancora di più l’infinità dell’oceano e pensare all’eternità non come a un tempo senza fine, ma un momento senza tempo. Come quel momento lì: un momento in cui anche a me parve di essere eterno, perché la grandezza di cui mi sentivo avvolto, la grandezza che era fuori di me, mi sembrò di averla anche dentro. (9)

momenti senza tempo


Mar
18
2014

Essere vivente

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Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Marzo 2014 11:59 Fabio MTBexplorer

I marinai bretoni sostengono che il mare sia un essere vivente, avvertono nelle sue acque il tempo atmosferico incombente e sentono nella sua sonorità ciò che probabilmente avverrà con l’anticipo di una settimana. Chi dunque pensa a una distesa tavola uniforme , piatta o agitata e solcata, si priva della possibilità di cogliere il mare con tutti i sensi e di apprezzarlo come un paesaggio, ovvero una totalità che racchiude sia il lato estetico che quello dell’esperienza sensoriale e materiale in un unico guscio. In cinese “paesaggio” si dice “Feng Jing” traducibile con “vento +vista (veduta)”.

Giorgio Bertone "Voci sparse"

essere vivente


Mar
15
2014

dove si rifugia la menzogna

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Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Marzo 2014 11:59 Fabio MTBexplorer

… i primi piani di un quadro fanno sempre schifo, e l’arte vuole che quello che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell’inafferrabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini.

Si perde la maggior parte della propria gioventù a colpi di goffaggini … esistono due umanità molto diverse, quella dei ricchi e quella dei poveri. Mi ci son voluti, come a tanti, vent’anni e la guerra, per imparare a starmene nella mia categoria, a chieder il prezzo delle cose e degli esseri prima di prenderli, e soprattutto prima di attaccarmici.

… mai, o quasi, chiedono il perché gli umili, di tutto quel che sopportano. Si odiano gli uni gli altri e tanto basta. (12)

dove si rifugia la menzogna


Feb
01
2014

Calore e umidità

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Ultimo aggiornamento Sabato 01 Febbraio 2014 11:33 Fabio MTBexplorer

... città grosse e complicazioni sessuali. Calore. Ecco cosa significano per me le città grosse. Si scende dal treno, si esce dalla stazione e si entra nella scalmana. Il calore dell’aria, del traffico, della gente. Il calore del cibo e del sesso. Il calore dei grattacieli. Il calore che esce dalla metropolitana e dalle gallerie. Nelle città più grosse ci sono almeno cinque gradi in più. Il calore si leva dai marciapiedi e cala dal cielo inquinato. Gli autobus sbuffano calore. Emana dalle folle di acquirenti e impiegati. Tutta l’infrastruttura si basa sul calore, lo usa disperatamente, ne produce altro. La definitiva morte per calore dell’universo, di cui gli scienziati amano parlare, e già ben avviata a verificarsi: in qualsiasi città di dimensioni  grandi o medie si sente ovunque che si sta realizzando. Calore e umidità. (17)

calore e umidità


Gen
18
2014

Contemplare l'infinito

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Ultimo aggiornamento Sabato 01 Febbraio 2014 10:55 Fabio MTBexplorer

... queste terre liminari ricambiano la serenità e l’ascetismo. Nei viaggi in questi luoghi selvaggi si riflette il desiderio di realizzare una corrispondenza tra fede e luogo, tra paesaggio interiore e paesaggio esterno. Spostarsi verso l’esterno per lasciarsi alle spalle il territorio abitato, un territorio in cui ogni caratteristica ha un nome. I toponimi celtici sono quasi tutti commemorativi: fino al XVI secolo le scuole dei bardi insegnavano la storia dei luoghi attraverso il nome che li contrassegnava, così che il paesaggio diventava un teatro della memoria, che continuamente parlava agli abitanti di attaccamento e appartenenza. Migrare dai luoghi dotati di un nome (da territori la cui topografia era in continuità con la memoria e la comunità) alle coste (alle isole non riportate sulle carte, alle foreste senza nome) significava raggiungere terre che non portavano il marchio dell’occupazione. Significava operare un movimento dalla storia all’eternità …direttamente sull’Atlantico.  … lassù, con l’oceano che si estendeva lontano, e niente all’orizzonte a limitare o distrarre lo sguardo, i monaci erano liberi di contemplare l’infinito … provavo ammirazione per il modo in cui la spiritualità aveva trovato espressioni e correlazioni nel mondo fisico. Nella veduta, da un promontorio, di un mare velato di nebbia. Nella spera di sole sul margine di una pagina, o di una baia. Nelle piume che come cristalli di neve vorticavano nell’aria immobile … questi asceti avevano desiderato e celebrato una ricchezza che trascendeva la dimensione economica e che trovava le sue forme nella nitidezza dell’aria sul mare, o nelle configurazioni accorpate di uno stormo di uccelli marini in volo. (76)

comtemplare infinito


Gen
18
2014

L'isola dei naufraghi

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Ultimo aggiornamento Sabato 01 Febbraio 2014 10:51 Fabio MTBexplorer

… nella spiaggia il cui unico rumore erano le onde o il vento che passava alto come un grande aeroplano inesistente, mi abbandonavo a un nuovo tipo di sogni: cose informi e soavi, meraviglie dall’impressione profonda, senza immagini, senza emozioni, pulite come il cielo e le acque, che vibravano come i flutti di un mare che si erge dal fondo di una grande verità; tremulamente, di un obliquo azzurro in lontananza che nell’avvicinarsi diventa verde, con trasparenze di altri toni verde-sporchi, e dopo aver infranto stridendo le mille braccia sfatte e averle allungate in sabbia bruna e spuma sbavata, congregando in sé tutte le risacche, i ritorni alla libertà dell’origine, la divina nostalgia, le memorie, come questa che senza forma non mi doleva: nostalgia di uno stato anteriore, felice perché buono o per qualcos’altro, un corpo di nostalgia con anima di spuma, il riposo, la morte, il tutto o il niente che come un grande mare circonda l’isola di naufraghi che è la  vita.

Fernando Pessoa "Prosa di vacanze"

isola dei naufraghi


Dic
02
2013

Photosynthesys

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Ultimo aggiornamento Lunedì 02 Dicembre 2013 09:58 Fabio MTBexplorer

Tutto il cielo trema quando un’anima oscilla nel vento … correre è la sua bellezza e la sua salvezza, la sua melodiosa speranza, un merito speciale, una purificazione, il movimento altalenante  e leggero di qualcosa di divino che soffia nel mondo. (17)

 

In questo video è importante l'accompagnamento musicale. Se vuoi vederlo nella home page ti consiglio di disattivare il sottofondo del sito nel plugin a fianco "Suoni".


Ott
15
2013

La solitudine ti ubriaca

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Ultimo aggiornamento Lunedì 02 Dicembre 2013 09:22 Fabio MTBexplorer

È un agro beveraggio, la solitudine, e ubriaca … impazienza di vivere, di bruciare le tappe, di errare, con il susseguirsi delle ore, nell’immensa rappresentazione del mondo … l’illusione che ci si possa accostare alla verità con un viaggio io l’ho perduta da tempo.

Pierre Teilhard

 

Ognuno di noi dovrebbe farsi cartografo dei propri campi e prati perduti. In questo modo copriremo l’universo di disegni vissuti. Non importa che siano esatti. Quel che conta e che siano scritti rispettando le forme dei nostri paesaggi interiori.

Gaston Bachelard

La solitudine ti ubriaca


Ott
15
2013

La sconfitta dell'orgoglio

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Ultimo aggiornamento Sabato 30 Novembre 2013 13:18 Fabio MTBexplorer

Mettere piedi sulle pianure invece significa trovare costruzioni oltre ogni misura: rocce, cactus, gole e burroni invisibili finché non arrivi sull’orlo, sabbie mobili e fiumi troppo aridi per un gommone e troppo umidi per camminarci. Ma la più grande ostruzione visiva non è quello sul terreno: risiede nella mente, in cui la potenzialità di un crollo della determinazione è presente in ogni momento, quando il viaggiatore vede davanti a sé solo un altro paesaggio identico a quello che si lascia alle spalle …

Le Pianure sono la più grande forza trasformativa terrestre all’interno dell’America, e sono l’unica regione a sconfiggerci ampiamente: riusciamo a livellare montagne e radere al suolo foreste, ad arginare fiumi e a uccidere laghi, ma le Grandi Pianure Occidentali spesso superano i nostri tentativi di controllo. Come nessun’altra morfologia terrestre insegnano l’umiltà: sono un posto che mette la tracotanza al suo posto. E poiché la saggezza esige la sconfitta dell’orgoglio vano è possibile amare le pianure per quello.
Non mi sto rappresentando come un uomo delle pianure, perché sono solo di passaggio in quel territorio: il mio soggiorno più lungo non ha mai superato un mese, ma ci sono stato con il caldo e con le bufere di neve, sotto la siccità e le alluvioni; ci sono stato con le tempeste di tuoni di fulmini, vento, pioggia, grandine, ghiaccio, neve e polvere. Vere manifestazioni atmosferiche americane. Ho camminato sulla terra battuta, fotografato un incendio nella prateria trovandomi nel mezzo delle fiamme, percorso le pianure a cavallo, le ho studiate e le adoro: ma non ci voglio vivere.
Quando le attraverso ora non guardo più con aria cupa aie, suole, chiese, pompe di benzina abbandonate o prosciugate, e a volta una intera Main Street sulla quale è cresciuta la vegetazione … in una contea dopo l’altra, in tutte le pianure, l’esperimento economico americano fallì nel giro di un paio di generazioni, eppure le popolazioni tribali lì erano sopravvissute per più di cinquecento generazioni, in parte perché avevano capito che le generazioni esigono il nomadismo – o la moderazione parsimoniosa, soprattutto nell’utilizzo dell’acqua. Il luogo sfida l’economia americana perché non tollererà a lungo il sovraccarico.
… alcuni abitanti vivono nelle pianure per necessità, alcuni per inerzia, ma altri lo tollerano perché vogliono abitare sotto un cielo così profondo in una notte serena che si può ancora vedere fino all’inizio dell’universo, e in quel momento sembra di respirare direttamente il cosmo, è gente capace di sopportare inverni che non somigliano a una stagione ma all’estinzione.
Nelle grandi campagne aperte americane, la gente delle pianure fa quello che fa il suo bestiame davanti a una tempesta: andare a rannicchiarsi in un posto. Forse supererai la notte, o forse no.(77)

la sconfitta dell'orgoglio


Apr
03
2013

Luoghi di pietra e di legno (parte 2)

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Ultimo aggiornamento Sabato 19 Ottobre 2013 12:48 Fabio MTBexplorer

"La prima stesura di una delle più grandi storie di avventura fu ad acquarello. Robert Louis Stevenson, bloccato dalla tempesta per molti giorni in un buco di cottage scozzese nel 1881, prese il pennello e la scatola dei colori da uno scellino del figliastro per trascorrere qualche ora. Raramente uno scrittore ha indugiato in una creazione così magistralmente inattesa, perché ciò che gli venne in mente per primo non furono né le parole e neanche un’immagine ma piuttosto un profilo o, più precisamente, la linea della costa di un’isola immaginaria che Stevenson presto avrebbe riempito di una topografia inventata. Il suo schizzo inoltre portò alla luce personaggi e particolari per riempire il paesaggio – un cuoco di mare con la gamba di legno, un bucaniere con l’occhio bendato e un pappagallo sulla spalla, e perfino una canzone marinaresca – tutti elementi che sarebbero diventati veri e propri requisiti nei successivi racconti dei pirati. Quando la sua mappa terminò, la intitolò Isola del tesoro e in tal modo fece sì che i bambini per un secolo disegnassero le proprie mappe, ciascuna con una X …"

La fascinazione che tantissima gente ha per le cartine geografiche e le carte nautiche può venire da una sensazione sepolta nel profondo, e spesso inconsapevole, di viaggiare su una nave planetaria che solca i venti solari sotto le nubi galattiche verso chissà dove, senza un approdo in vista, un viaggio interplanetario che ci supera in durata, con tutto il tragitto che ci dà l’idea della nostra posizione cosmica più chiara di quella che ha un opossum nella sua tana.

 


Apr
02
2013

Uomo solitario

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Ultimo aggiornamento Martedì 02 Aprile 2013 11:40 Fabio MTBexplorer

Sarei stato un uomo solo, indubbiamente allo stesso tempo per il temperamento e la combinazione. Ci sono degli animali solitari, altri sono sociali, e ce ne sono anche di coloniali presso i quali il gregarismo e la giustapposizione arriveranno fino alla saldatura degli individui immersi quindi in una entità collettiva. Io appartengo alla prima: sono a disagio nella folla, detesto le promiscuità indiscrete  delle colonie pullulanti tipo otarie, pinguini o storni. (71)

Uomo solitario


Apr
02
2013

Il sollievo del rilievo

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Ultimo aggiornamento Martedì 02 Aprile 2013 11:41 Fabio MTBexplorer

A chi sedesse sul ceppo d’una albero in quest’ora tra il pomeriggio e la sera, quando si scorgono soltanto le vette e le creste che limitano l’orizzonte e lo sguardo, veniva fatto di pensare che tutto quanto aveva attorno e sotto di sé esisteva sin dai tempi della preistoria, immutato come le stelle al di sopra del suo capo; e questa dava un senso di stabilità allo spirito alla deriva, in continuo mutamento … (Thomas Hardly "Il ritorno del nativo")

Il sollievo del rilievo … chiunque abiti in una città avrà ben presente quella sensazione di esserci stato per troppo tempo. Quella sensazione che ci danno le strade di stare in una gola, quel senso d’intasamento, quel desiderio di superfici che non siano vetro, mattone cemento e asfalto.(76)

Il sollievo del rilievo


Mar
08
2013

Ricordi di un sahariano

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Ultimo aggiornamento Sabato 09 Marzo 2013 12:12 Fabio MTBexplorer

"Nel 1922, ventenne, giovane laureato e assistente al museo, fui spedito sulla costa sahariana, a Port-Etienne, per studiare i pesci e la pesca, davanti all’oceano, liquido, salato ma addossato a un altro, quest’ultimo petrigno: il deserto. Potevo fare a meno ancora furtivamente, di lanciare uno sguardo dietro le spalle, vedendo sparire l’orizzonte tutto velato di polvere luminosa, tutto deformato dalle vibrazioni del miraggio, di provare le tentazioni dell’incognito celato dietro il sol levante, il fascino di quei nomi sonori, per me ancora misteriosi, Tasiast, Azzefal, Akchar, Adrar?"

Bisogna guardarlo questo Sahara, più da vicino, raso terra, dal triplo punto di vista del cammelliere, del ricercatore, dell’uomo. E, prima di tutto, parlare del vero deserto … quello dell’esperienza vissuta, quello di conseguenza della verità … e non ingenuamente immaginari e fraudolentemente inventati … ma se rifiuto allo stesso tempo il sensazionalismo del cattivo reportage e la stupidaggine sentimentale cara a tanti racconti di viaggi, non ho mai pensato “reale” e “materiale” siano sinonimi e che di conseguenza il sahariano, debba guardarsi bene da qualsiasi sentimento estetico e perfino da qualsiasi emozione spirituale davanti ai prodigiosi spettacoli del deserto: non ho nulla contro il fervore, ce l’ho soltanto con la stupidità. Sono sensibile quanto chiunque altro alle calme bellezze della duna, a questa straordinaria mescolanza di creste e modellato , di brutalità e tenerezza, di vigore e di curve (direi di minerale e di femminile?) ...

sahara

 


Mar
08
2013

Il silenzio immenso della notte

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Ultimo aggiornamento Martedì 02 Aprile 2013 11:39 Fabio MTBexplorer

L’umidità dei nostri aliti si deposita luccicante sulle pareti nude. Fuori, il cielo stellato scintilla così vivido come solo il deserto e l’oscurità la sanno rendere. Il silenzio è sconfinato, e qualche lontano abbaiare di cani lo rende percepibile.(15)

Avremmo peregrinato nella nefasta luce della luna sopra il deserto. Avremmo camminato a piedi nudi su rocce blu e le nostre palpebre avrebbero goduto della frescura notturna. Avremmo veduto le mura delle città del deserto quando verso sera si arrossano e continuano a brillare leggermente nbella notte, mura profonde nelle quali è immagazzinatala luce meridiana … avremmo veduto Bou Saada. Avremmo veduto Beskra. Sopra le terrazze di Beskra illuminata dalla luna, Meriem viene a me attraverso il silenzio immenso della notte … (15)

il silenzio immenso della notte


Mar
08
2013

Nel cuore di questo mondo pietrificato

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Ultimo aggiornamento Martedì 02 Aprile 2013 11:38 Fabio MTBexplorer

Per quanto mi copra la testa con la coltre, il rumore rimane; e mi dico che l’ho capito soltanto adesso: com’erano belle, quelle notti d’inverno solitarie, quando il silenzio notturno mi apparteneva, quando la natura era pietrificata, immobile … affondo pesantemente la testa nella morbidezza del cuscino, penso al silenzio profondo di tutte quelle notti silenti, mentre ascolto la voce sorda dell’universo che sale verso di me, dal mio cuscino, che si leva dalla terra, fuori dal tempo ... ... erano proprio belle quelle notti invernali di solitudine. Il silenzio della notte mi apparteneva, l’universo si stendeva in lontananza, pietrificato … (18)

Sarò l’unico essere vivente nel cuore di questo mondo pietrificato? L’unico ad ascoltare il vento pungente soffiare tra i rami del cespuglio diventato, per una notte, la mia casa? L’unico a guardare rosseggiare e morire la brace, ultimo segno di una presenza umana? l’unico a seguire la corsa silenziosa delle costellazioni nel cielo e nei gerbilli sulla sabbia? l’unico a respirare, portato dalla brezza, il profumo zuccherino delle mimose?(71)

 

nel cuore di questo mondo pietrificato


Gen
16
2013

Fino alla fine del mondo: Tierra del Fuego

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Ultimo aggiornamento Giovedì 17 Gennaio 2013 12:02 Fabio MTBexplorer

 

Tierra del fuego

Non aveva mai provato ,così intensa come quel mattino, la sensazione di ebbrezza vitale che veniva dalla prateria, dal cielo azzurro e luminoso, dal sole splendente … si sentì attratto da quella terra, chi vi è nato, o ci ha vissuto a lungo, torna sempre laggiù a far riposare le sue ossa al termine dell’esistenza.

 


Gen
10
2013

Un buon posto per passarci l’eternità

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Ultimo aggiornamento Martedì 02 Aprile 2013 11:40 Fabio MTBexplorer

La natura selvaggia e i defunti sono uniti da un legame antico. Oggi siamo abituati a regolari sepolture in terreni consacrati – ettari e ettari di tombe allineate – ma non è sempre stato così. Il mondo selvatico è stato spesso un luogo a cui restituire i morti, che venivano fatti scivolare nella terra come navi messe in mare … un amico irlandese mi raccontò una volta dello scompiglio generato in famiglia da una sua zia. Un’estate, mentre la donna era sola in casa, suonò alla porta un venditore. La zia lo fece entrare, ascoltò l’offerta e acquistò il prodotto, consistente in un lotto per la sepoltura … la tomba era sulla cima di una scogliera, un luogo molto particolare, disse indicando un punto della cartina. La vista sull’atlantico era bellissima. Doveva essere un buon posto per passarci l’eternità … ti viene da pensare che ci sia qualcosa da imparare sulle credenze che trovano espressione in questi luoghi . un senso di orientamento, forse, o di connessione. L’euforia che si prova ad avere a che fare con l’ingenuità dei presupposti incarnati in questi siti funerari, con la schietta visione che offrono  di una continuità tra la vita, la morte e il luogo; e il semplice fatto che tanta gente, di così tante epoche, abbia fatto riposare i propri defunti con lo sguardo rivolto allo spazio aperto.(76)

… Si direbbe che si può sempre trovare per chiunque una sorta di cosa per la quale lui è pronto a morire e subito e anche contento. Solo che non si presenta mica sempre l’occasione di una bella morte, l’occasione che ti farebbe piacere. Allora si va a morire come si può, da qualche parte … resta lì sulla terra, l’uomo con l’aria di un coglione per di più e di un vigliacco universale … insomma la morte è un po’ come un matrimonio.(12)

Un uomo si confonde, gradatamente, con il suo destino; un uomo è, alla lunga ciò che lo determina.(10)

Un buon posto per passarci l’eternità


Gen
10
2013

Salvarmi l'anima

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:40 Fabio MTBexplorer

Salvarmi l'anima

Il deserto della Patagonia non è un deserto di sabbia o ghiaia, ma una distesa di bassi rovi dalle foglie grigie, che quando sono schiacciate emanano un odore amaro. Diversamente dei deserti dell’arabia non ha prodotto nessun drammatico eccesso dello spirito, ma ha certamente un posto nella storia dell’esperienza umana. Darwin trovò le sue qualità negative irresistibili … tentò, senza riuscirvi, di spiegare perché più di tutte le meraviglie da lui viste, questo “arido deserto” aveva tanto colpito la sua mente. (2)

Il n’y a plus que la Patagonie, la Patagonie, qui convienne à mon immense tristesse … Blaise Cendrars "Pose du Transibèrien"

Caro Robert, Capo Horn è stato doppiato il 5 febbraio e siamo il 18 marzo. Continuo senza scalo verso le isole del pacifico perché in mare sono felice e forse anche per salvarmi l’anima … Non si chiede a un gabbiano addomesticato perché ogni tanto provi il bisogno di sparire verso il mare aperto. Ci va, e basta. È una cosa semplice come un raggio di sole, normale come l’azzurro del cielo. - Bernard Moitessier

Chi è stato in un mare sgombro, senza terra all’orizzonte, in un giorno sereno, conosce bene il profondo stupore che si prova alla vista della curvatura del globo: i bordi del mare piegati in giù, l’aggrottarsi meniscale dell’oceano … Gli spazi aperti offrono alla mente esperienze difficili da definire, ma inconfondibili … l’influenza esercitata da luoghi come R.M. non può essere misurata, ma non per questo è trascurabile.

Rispetto alle distese piatte, rispetto a brughiere, tundre, ericeti, praterie, acquitrini e steppe, abbiamo sempre avuto la tendenza ad adottare un pregiudizio valutativo che ne distorce la percezione. Per Daniel Defoe, le brughiere sopra Chatsworth, dove passò un viaggio nel 1725, erano orrende:” una landa tetra e desolata”. Reazioni come quella di Defoe dipendono in parte dalla difficoltà di entrare in rapporto con i territori piatti. Sono luoghi che sembrano restare muti alle domande poste dallo sguardo, che sembrano inghiottire ogni tentativo d’interpretazione. Ci mettono di fronte al problema del loro valore: come ancorare la percezione dentro un contesto tanto vasto, come assegnare a luoghi simili un significato? Certo, disponiamo di parole per questi posti, di aggettivi a mezza strada tra svalutazione e sgomento – spoglio, vuoto, sconfinato. Ma ci resta difficile far aderire il linguaggio a paesaggi che presentano una gamma ristretta di tonalità, e che al tempo stesso appaiono esuberanti in ampiezza, profondità e trasparenza.(76)

salvarmi l'anima


Dic
07
2012

Eritrea - Tra Massawa, Asmara e poi verso Keren

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Ultimo aggiornamento Giovedì 17 Gennaio 2013 12:01 Fabio MTBexplorer

 

strada massawa-asmara

… l’orizzonte era pieno di picchi che erano silhouette grigie nella nebbia del mattino. Mille cime e valli affollate che si contendevano la linea dell’orizzonte. La strada, quasi volesse, fuggire si snodava come il corpo di un serpente sulla parete della scarpata.


Visualizza Etiopia-eritrea in una mappa di dimensioni maggiori

Mentre Asmara era un ibrido europeo di arte africana e di Art Dèco e Keren era una città di ville abitate dai popoli del deserto, Massaua aveva l’odore di Sinbad e delle figlie dei sultani velate e con gli occhi da cerbiatto. Aveva entrambi i piedi in Arabia. Guardava al mare, ma nel corso dei secoli aveva avuto motivo di guardarsi con perspicacia,seppur occasionalmente, alle spalle, al continente nero africano. Soprattutto nel corso degli ultimi trent’anni, quando i ribelli eritrei e i coloni etiopi avevano fatto del loro meglio per distruggerla durante le battaglie. In Eritrea trent’anni sono quasi una vita intera, ma equivalgono a poco più che un singhiozzo nelle vite dei luoghi e delle città.
Massaua era già stata distrutta prima; era sopravvissuta agli imperi persiani, romani, ottomani, egiziani, italiani ed etiopi e probabilmente sarebbe sopravvissuta anche all’eritrea. Questo miscuglio di etnie, vissuto a Massaua per generazioni era poi fuggito … il profumo di quei giorni, però, impregnava perfino le pietre. Nonostante la distruzione, la brezza della notte portava ancora con sé zaffate di quella che era stata Massaua in passato.

 


Dic
06
2012

estetica del tempo

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:41 Fabio MTBexplorer

C’era qualcosa di irresistibile nell’edificio, ovviamente, anche in una rovina incrollabile come questa, squadrata e inaccessibile. Se ne stava lì, isolata, con le montagne dietro, e trasmetteva la poesia contorta dell’oggetto nel posto sbagliato, tipo un drive-in nella prateria, chiuso da anni, con gli attacchi per gli altoparlanti sbilenchi e lo schermo enorme e vuoto girato verso un campo di granoturco. È il tipo di traccia lasciata dall’uomo che conferisce profondità al paesaggio, lo rende più triste e solitario e provoca una vaga reazione di rimpianto soggettivo – ma non è tanto un rimpianto quanto l’estetica del tempo, a far apparire strano e bello nella sua immobilità anche un edificio di cemento, popolato fugacemente e abbandonato, l’anima del deserto segnata dal passaggio degli uomini …

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Dic
06
2012

Fedeli e fuggenti

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:40 Fabio MTBexplorer

Percorse autostrade e sopraelevate, guardando Manhattan andare e venire in un tramonto al valium, fumoso e dorato. La macchina vibrava nel rimbombo dei camion lanciati a tutta velocità, con i camionisti appollaiati in alto alla cabina con cibo, bevande, droga e pornografia, e i tir sembravano risucchiare la piccola autovettura nel loro vento stabilizzante. Oltrepassò enormi depositi disseminati di cisterne, tozzi cilindri bianchi schierati nell’acquitrino, e vide altre cisterne dalla cupola bianca in raggruppamenti più piccoli e lunghe file di vagoni-cisterna che scorrevano sulle rotaie. Superò piloni dell’alta tensione dalle braccia affusolate, a gomiti in fuori, e mani piantate sui fianchi. Guidò nel fumo vomitato da acri di copertoni che bruciavano, con gli aerei in discesa e le gru allineate al terminal marittimo, e vide cartelloni pubblicitari della Hertz, dell’Avis e della Chevy Blazer, della Marlboro, della Continental e della Goodyear, e si rese conto che tutte le cose che lo circondavano, gli aerei che atterravano e decollavano, le macchine in coda, le sigarette che i conducenti delle macchine stavano schiacciando nei posacenere – tutte queste cose erano sui cartelloni pubblicitari intorno a lui, sistematicamente legate in uno strano rapporto autoreferenziale che aveva una specie di rigore nevrotico, un carattere inesorabile, come se i cartelloni generssaro la realtà …(17)

Ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada o si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell’uomo di collegare, pacificare, unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, affinché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi. Ivo Andric "I ponti sulla Drina"

Varchiamo le colonne d’Ercole, la punta dove morì Anteo. Al di là è l’Oceano ovunque, d’un balzo doppiamo Horn e Buona Speranza, i meridiani sposano le latitudini, il Pacifico beve l’Atlantico. Puntando su Vancouver, ci lanciamo subito lentamente verso i mari del Sud. A poche gomene, Pasqua, la Desolazione e le Ebridi ci sfilano davanti in corteo. Un mattino, bruscamente, i gabbiani spariscono. Siamo lontani da ogni terra e soli, con le vele e le macchine.
Soli anche l’orizzonte. Le onde vengono pazientemente a una a una dall’invisibile est; giungono fino a noi e pazientemente ripartono verso l’ignoto ovest, una a una. Lungo cammino mai iniziato, mai compiuto … il rivo e il fiume passano, il mare passa e rimane. Così bisognerebbe amare, fedeli e fuggenti. Io sposo il mare.(1)

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Nov
01
2012

Coruisk - Isola di Skye

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Ultimo aggiornamento Giovedì 17 Gennaio 2013 12:00 Fabio MTBexplorer

Siamo abituati all’idea che calotte glaciali e montagne possano catturare la mente o sedurre l’immaginazione. Meno documentata, invece, è la capacità che anche le valli detengono di plasmare e scuotere il nostro pensiero. Dei molti generi di valle – forre, canaloni, gole, calanchi – quelle che esercitano l’influsso di gran lunga più potente sono i cosiddetti “santuari”: intendo quelle depressioni del territorio protette su ogni lato da alture o dall’acqua. I santuari hanno il fascino dei mondi perduti o dei giardini segreti. Nel viaggiatore che vi accede – varcando un passo su un crinale e vedendo il terreno ai suoi piedi abbassarsi di colpo – suscitano il brivido del proibito e dell’intrusione. Tra i grandi santuari del mondo spiccano quelli himalayani dell’Annapurna e del Nanda Devi e quello tanzaniano di Ngorongoro.

La letteratura delle esplorazioni occidentali ci ha tramandato i racconti di viaggiatori che per primi misero piede in queste aree. Sono cronache di meraviglia e di paura … verso la fine dell’inverno del 1939 W. H. Murray fuggì nella Lost Valley per aprire nuove vie sui dirupi del Bidean (Glen Coe, Scozia NW). Il terreno era coperto da trenta centimetri di neve, il cui splendore immacolato rendeva più intensa la solitudine della vallata e più profondo il silenzio. Era un luogo, scrisse Murray, dove “è facile sentirsi calmi”, dove “il movimento naturale” del cuore tendeva a “portare verso l’alto”. Entrare nella valle significava “ allontanarsi dalla vista e dal rumore della civiltà , come se si abitasse al Polo Nord”.

 


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Ott
30
2012

tranquillizzato dall'infamia

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:41 Fabio MTBexplorer

Un padrone si sente sempre un po’ tranquillizzato dall’infamia dei suoi dipendenti. Lo schiavo dev’essere ad ogni costo un po’ o anche molto spregevole. Un insieme di piccole, croniche tare morali e fisiche giustifica il destino che lo soverchia. La terra gira meglio così perché ognuno si trova al posto che merita. L’esser del quale ci si serve dev’essere basso, piatto, votato alla degradazione, è una cosa che dà sollievo …(12)

La vita, la sventura, l’isolamento, l’abbandono, la povertà, sono campi di battaglia che hanno i loro eroi, eroi oscuri a volte più grandi degli eroi illustri. Victor Hugo

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Ott
30
2012

Febbre da viaggio

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:42 Fabio MTBexplorer

Atterrare dall’alto in una città lontana anziché arrivarci lentamente significa privarsi di qualsiasi possibilità di comprendere dove si sta andando.(8)

I tedeschi la chiamano ReiseFieber, febbre da viaggio. La riconosco subito: arriva a notte fonda, con vampate di calore, ansia e acciacchi vari …filiamo all’alba come contrabbandieri. Odore di  bosco. È pulita a quell’ora l’aria di città … molliamo gli ormeggi, e già al primo colpo di pedali si insinua in noi una leggerezza nuova. Siamo liberi, irreperibili … la partenza è un ‘evasione, la strada una via di fuga. E noi siamo degli imboscati, dei banditi allegri, l’ansia evapora, la fretta pure. I motorizzati diventano marziani, l’auto un dinosauro, sgommare una demenza. (6)

“… ecco qua io m’ammazzo a guidare questo arnese avanti e indietro dall’Ohio al Los Angeles e faccio più soldi di quanti tu ne abbia mai visti in tutta la tua vita di vagabondo, però sei tu quello che si gode la vita e non basta ma lo fai senza lavorare e senza un mucchio di denaro. Adesso chi è il furbo, tu o io?” e aveva una bella casa nell’Ohio, con moglie, figlia, albero di natale, due macchine, garage, prato, falciatrice, ma non poteva godersi nessuna di queste cose perché non era veramente libero …(16)

Il termine Il-Rah, «la via», prima di venire adottato dai mistici per designare la «Via per giungere a Dio» era un termine tecnico per «strada» o «sentiero di migrazione».
Nelle lingue dell’Australia centrale esiste un concetto equivalente : tjurna djugurba significa «le orme degli Antenati» e la «Via della Legge».
A quanto pare, esiste nel profondo della psiche umana un nesso fra il «trovare la strada» e «la legge».(2)

Quasi tutti i nomadi affermano di essere “proprietari” del percorso della loro migrazione (in arabo Il-Rah, “la via”), ma in pratica rivendicano solo i diritti di pascolo stagionale. Perciò tempo e spazio si confondono uno nell’altro: un mese e un tratto di strada sono sinonimi.(2)

Somigliano agli irrequieti uccelli migratori, che si sentono felici e intimamente calmi  solo quando sono in movimento. Martin Guseninde a proposito degli Yaghan, antica popolazione nomade della Terra del Fuoco, ormai estinti

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Ott
09
2012

Luoghi di pietra legno e acqua

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Ultimo aggiornamento Venerdì 08 Marzo 2013 13:06 Fabio MTBexplorer

Amo le cartine geografiche, le mappe topografiche, le carte altimetriche e tutto ciò che è mappatura di un territorio. L'ultimo viaggio avevo un navigatore, mi sono trovato così male che l'ho spento e sono andato riprendermi al mia vecchia cartina (ha più di vent'anni...) che fortunantamente mi ero portato, conoscendomi. Malgrado gli errori dovuti alle modifiche del territorio, mi è sembrato di che avessi io vent'anni di meno. Leggere questo brano mi ha fatto focalizzare perchè l'unico genere di cartina che non mi affascinava era l'atlante stradale, e così anche il navigatore, che non è altro che un atlante stradle elettronico ...

 


Ott
09
2012

Brivido primordiale

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:42 Fabio MTBexplorer

Raddoppiare il numero di orecchie e l’intensità del silenzio… pensava a quanto sia suicida la lucidità, all’impossibilità di vivere senza attingere alla risorsa dell’autoinganno o dei piaceri immediati, un aperitivo, una schermaglia sessuale, un tramonto sulla cordigliera …(14)

… lui stesso non lo capiva, quella sorta di brivido primordiale, la priorità assoluta, sapere di essere diretto nel cuore del remoto deserto di S., era una specie di processo neurale riprodotto nel mondo, una sorta di vuota brama estirpata alla base del cervello, o da chissà dove, e ridipinta con parole, cielo e deserto dal dorso di diamante.

In città, ti costruisci un linguaggio pieno di circospezione e di tatto, di mille piccole implicazioni, di sfumature che hanno il baluginio di bronzo lucidato. Poi vai nel deserto e dimentichi tutto, ricadi in un balbettio confuso, mangi cappelle di fungo che implodono nel cervello, che ti danno una coscienza e un timore soprannaturali, trasformandoti in uccello atzeco.(17)

 

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Ott
09
2012

Ritmo rallentato

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:42 Fabio MTBexplorer

Ritmo rallentato.

L’odore dei tropici ha qualcosa di diverso e di cui subito cogliamo la graveolenza, la corposità vischiosa. Un odore che ci avverte che ci troviamo nel punto della terra dove una biologia esuberante e instancabile lavora, lavora, produce, prolifera e fiorisce senza sosta e senza sosta si ammala, si decompone, si tarla e marcisce.
È un odore di corpi surriscaldati e di pesce essiccato, di carne andata a male e di cassava tostata, di fiori freschi e di alghe fermentate: di cose al tempo stesso gradevoli e ripugnanti, attraenti e disgustose. Un odore che ci arriverà dai vicini palmizi, scaturirà dalla terra infuocata, aleggerà sui rigagnoli maleodoranti, della città senza mai abbandonarci: è una parte integrante dei tropici.
… la gente del posto … come sembrino fatte apposta per questo paesaggio, per questa luce, per questo odore. Come facciano un tutt’uno con essi. Come uomo e paesaggio formino un unicum inscindibile, armonioso e complementare. Come ogni razza sia connaturata al suo paesaggio al suo clima. Noi plasmiamo il nostro paesaggio ed esso a sua volta ci plasma i tratti del volto. Tra le palme, nella macchia e nella giungla, l’uomo bianco appare un elemento spurio, incongruo, dissonante: pallido, debole, la camicia madida di sudore, i capelli appiccicati, sempre tormentato dalla sete, da un senso d’impotenza, dalla malinconia. E sempre preda della paura: delle zanzare, dell’ameba, degli scorpioni, dei serpenti. Tutto ciò che si muove lo riempie di orrore … i locali, invece … dotati di una naturale grazia e resistenza, si muovono a loro agio e liberamente al ritmo imposto dal loro clima e dalla tradizione. Un ritmo rallentato che non conosce fretta: tanto nella vita non si può avere tutto. Altrimenti agli altri che resterebbe? (13)

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Set
10
2012

Tipi di uomini

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Ultimo aggiornamento Venerdì 08 Marzo 2013 13:02 Fabio MTBexplorer

Tutto considerato al mondo ci sono solo due tipi di uomini: quelli che stanno a casa e quelli che non ci stanno:

“L’uomo è nato nell’avversità. L’avversità, in questo caso è l’aridità." l’homo sapiens si è evoluto una volta, e una volta soltanto, nell’africa meridionale, in un certo periodo successivo alla prima glaciazione boreale (circa 2.600.000 anni fa), allorché si formò il polo nord, il livello del mare si abbassò, il Mediterraneo divenne un lago salato e all’eterogenea foresta dell’africa meridionale subentrò la vegetazione bassa e stentata della savana aperta.

L’Homo sapiens era un migratore. Faceva lunghi viaggi stagionali interrotti da una fase sedentaria, una "stagione magra" come la Quaresima.

I maschi dell’homo sapiens erano cacciatori, mentre le donne provvedevano a raccogliere cibo vegetale e selvaggina minuta. Ma i viaggi avevano lo scopo di stabilire contatti amichevoli con altri esseri vicine e lontani. Gli uomini riescono, parlando fra loro, a superare il problema dell’accoppiamento tra consanguinei. Gli animali devono lottare per ottenere lo stesso risultato.

 


Ago
06
2012

Luoghi selvaggi e solitudine

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:43 Fabio MTBexplorer

Luoghi selvaggi e solitudine.

Non voglio immergermi nella piscina, ma nel deserto e nella catena selvaggia. Da bambino leggevo di mangiatori di fuoco e predoni delle steppe, di tempeste di sabbia e di laghi salati, di avventurose carovane  e montagne rocciose inaccessibili, di cactus allucinogeni e sciamani misteriosi ..  Progettavo un grande viaggio nel deserto. Adesso sono qui. Da solo. Sento l'intensità del luogo e del tempo, sento che ogni minuto trascorso qui vale come settimane di una vita borghese, vale come un millesimo di secondo di una vita consapevole ... questo è uno degli effetti che hanno i luoghi selvaggi e la solitudine su di noi: amplificano i propri tempi rispetto alle proprie esistenze, riducono l'importanze di questi tempi a confronto con i tempi non umani ... ma in fondo non ce ne importa nulla, come i granelli di sabbia che ci lambisono i pedi.

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Ago
06
2012

Diventare se stessi prima di morire

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:43 Fabio MTBexplorer

Diventare se stessi prima di morire.

Si diventa rapidamente vecchi e in modo irrimediabile per giunta. Te ne accorgi dal modo che hai preso di amare le tue disgrazie tuo malgrado. La natura è più forte di te, ecco tutto. Ci prende le misure in un certo genere e non puoi più uscirne da quel genere lì … si prende pian piano sul serio il proprio ruolo e il proprio destino senza rendersene ben conto e poi quando ci si volta indietro è troppo tardi per cambiare.

È forse questo che si cerca nella vita, nient’altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire.(12)

… il suo volto da bambola vecchia mostrava quella mite espressione di riconciliazione che da la morte nell’istante finale a coloro che non hanno nulla da perdere, eccetto il compito forzato di respirare; quell’aria di serenità che si stampa sul viso di coloro che ha la benignità di prendere nel sonno … si soffermavano a lungo a contemplare l’espressione beata disegnatasi sul volto … dava davvero l’impressione di essersene andata da questo mondo sognando angeli vestiti da mariachis o mariachis che suonavano come angeli commoventi rancheras d’amore …(5)

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Lug
06
2012

Lontano, verso la solitudine

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 03 Gennaio 2018 13:50 Fabio MTBexplorer

Lontano, verso la solitudine.

Giorni buttati via senza fare niente. Intere giornate che scorrono senza lasciare tracce nella memoria. Ore e ore inghiottite dal buco nero del tempo … l’infaticabile marcia cadenzata dei secondi e dei minuti, come un’interminabile colonna di formiche, arriva chissà da dove e subito sparisce per sempre. Spavento di sentirsi scivolare via le cose di mano, senza poterle trattenere. Sensazione di star sparendo anche noi, di occupare uno spazio sempre più piccolo, sempre meno visibile.

… se l’alterità nel quale entriamo è sterile e svilente, sentiamo subito di star buttando via il nostro tempo. Un orologio si mette a ticchettare nel nostro cervello, mentre una domanda ci ossessiona: che ci sono venuto a fare? Che cosa cerco? Allora si prova il desiderio di fuggire, una voglia insistente come una fitta di dolore che ci spinge ad alzarci, a uscire e correre via, lontano, verso la solitudine.(13)

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Giu
25
2012

Grandi navi di roccia

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:45 Fabio MTBexplorer

Grandi navi di roccia.

C’erano montagne simili a navi, grandi navi di roccia con la prua sollevata verso l’alto … la terra sembrava in formazione, aspra e sfregiata, e vi si potevano quasi leggere smottamenti e sovrapposizioni. Sembrava il mondo dei dinosauri. Videro montagne bianche e montagne color carne e scorie di materiale vitreo che si rivelarono montagne quando le raggiunsero ...
Ci voleva moltissimo tempo per andare in qualunque posto … il sole batteva con una specie di densità formicolante.(17)

Nel deserto tutti cambiamenti sono già avvenuti. Nulla cresce, nulla avvizzisce, nulla imputridisce. Tutto è già passato resta solo l’eternità.(15)

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Mag
26
2012

Un infinito di miseria e di fame

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:45 Fabio MTBexplorer

Un infinito di miseria e di fame

“… un furtarello veniale, e soprattutto di alimenti poveri, come la pagnotta, il prosciutto o il formaggio, attira immancabilmente sull’autore l’obbrobrio formale, la scomunica categorica della comunità, i maggiori castighi, il disonore automatico e la vergogna inespiabile, e questo per due ragioni, anzitutto perché l’autore di tali misfatti è generalmente un povero e questa condizione implica per se stessa un’indegnità fondamentale e poi perché il suo gesto comporta una sorta di tacito rimprovero verso la comunità. Il furto del povero diventa una maliziosa rivincita personale, mi capisce? … così la repressione dei furtarelli da niente viene esercitata , osservi bene, ad ogni latitudine, con rigore estremo, non solo come mezzo di difesa sociale, ma anche e soprattutto come monito severo a tutti gli sventurati di doversene stare al loro posto e nella loro casta, tranquilli allegramente rassegnati a crepare lungo i secoli e all’infinito di miseria e di fame …” (12)

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Mag
26
2012

Annegare nel deserto

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:46 Fabio MTBexplorer

Annegare nel deserto.

Annega molta più gente nel deserto che nel mare. Annegano per mancanza di fantasia. Non sanno semplicemente immaginarsi così tanta acqua che ci si potrebbe annegare dentro.(15)

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Mag
23
2012

Adattarsi alle superfici disponibili

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:46 Fabio MTBexplorer

Adattarsi alle superfici disponibili.

È incredibile come i bambini si adattino alle superfici disponibili, usando marciapiedi, gradini e tombini. E come sappiano valersi in un mondo butterato per effettuare una delicata inversione, inventando qualcosa di armonioso e intelligente e governato da regole, per poi passare il resto della vita cercando di ripetere il processo. (17)

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Mag
23
2012

Simboli e irrequietezza

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:47 Fabio MTBexplorer

Simboli e irrequietezza.

Tutto in un viaggio lento si riempie di simboli: la salita è penitenza, il bivio è scelta, il rettifilo introspezione. Il ponte è passaggio sicuro sull’acqua, sul pelago dell’incognito; e viaggiare, in fondo, è un po’ navigare.(6)

Quando non si desidera che arrivare si puo' correre su un calesse postale, ma quando si vuole viaggiare, allora bisogna andare a piedi. (J.J. Rousseau).

Che cosa possiamo farci? Abbiamo la Grande Irrequietezza nel sangue. Nostro padre ci ha insegnato che la vita è un lungo viaggio …. (Un eschimese a Rsmussen)

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Apr
21
2012

I cani che ti abbaiano

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:47 Fabio MTBexplorer

I cani che ti abbaiano

… ma in tutto ciò vi era una punta di saggezza, come potrete constatare voi stessi passeggiando ogni sera in certe vie della periferia passando davanti a una sfilza di case a entrambi i lati della strada ciascuna col suo lampadario nel soggiorno, tutto luce dorata, e dentro, il piccolo rettangolo azzurro del televisore, con ogni famiglia vivente che inchioda la sua attenzione probabilmente su un unico spettacolo; nessuno parla; silenzio nei giardini; i cani t’abbaiano contro perché cammini su piedi umani anziché su ruote.(16)

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Apr
21
2012

Le complicazioni umane

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:47 Fabio MTBexplorer

Le complicazioni umane.

Amo le distese bianche di sale intorno a Timimoun e la sabbia finissima, da clessidra. Amo le montagne con le loro lunghe, rosse radici di sabbia. Amo le dune che hanno al forma di falci di luna con i margini appuntiti affilati dal vento … qui vorrei sempre ritornare. Qui, all’hotel El Gourara, passerei l’inverno con il mio computer e una piccola biblioteca di dischetti con i classici dell’egoismo moderno, da Hobbes a Huysmans. E presto con tutti gli altri testi on line da tutte le biblioteche nazionali e le banche dati d’Europa. E poi con qualche vecchio e consunto romanzo sul deserto di Pierre Loti.
Ecco la mia visione romantica del deserto.
Qui vivrei, senza essere disturbato dalle complicazioni umane, senza amore ma anche senza dolore.
Vivrei di pane e di datteri, osserverei la monachella e la cornacchia del deserto, ascolterei le tortore delle palme quando lanciano il loro grido lamentoso nel boschetto di datteri. All’alba mi metterei seduto a contemplare la palude salata, godendo della monotonia e del silenzio del deserto. (15)

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Amo le distese bianche di sale intorno a Timimoun e la sabbia finissima, da clessidra. Amo le montagne con le loro lunghe, rosse radici di sabbia. Amo le dune che hanno al forma di falci di luna con i margini appuntiti affilati dal vento … qui vorrei sempre ritornare. Qui, all’hotel El Gourara, passerei l’inverno con il mio computer e una piccola biblioteca di dischetti con i classici dell’egoismo moderno, da Hobbes a Huysmans. E presto con tutti gli altri testi on line da tutte le biblioteche nazionali e le banche dati d’Europa. E poi con qualche vecchio e consunto romanzo sul deserto di Pierre Loti.
Ecco la mia visione romantica del deserto.
Qui vivrei, senza essere disturbato dalle complicazioni umane, senza amore ma anche senza dolore.
Vivrei di pane e di datteri, osserverei la monachella e la cornacchia del deserto, ascolterei le tortore delle palme quando lanciano il loro grido lamentoso nel boschetto di datteri. All’alba mi metterei seduto a contemplare la palude salata, godendo della monotonia e del silenzio del deserto.

Mar
29
2012

L'amore per la vita degli altri

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:48 Fabio MTBexplorer

L'amore per la vita degli altri

… imbarazza un po’ essere diventato così duro e così povero come sei diventato. Ti manca quasi tutto quello che ci vorrebbe per aiutare a morire qualcuno … hai perduto la fiducia per strada. L’hai cacciata, l’hai tormentata la pietà che ti restava, accuratamente in fondo al corpo come una brutta pillola. L’hai spinta la pietà fino in fondo all’intestino con la merda. È lì il suo posto, uno si dice … doveva cercare un altro Ferdinand, molto più grande di me, di sicuro, per aiutarlo a morire più dolcemente … ma non c’ero che io, proprio io, tutto solo, al suo fianco, un Ferdinand autentico al quale mancava quello che farebbe un uomo più grande della sua povera vita, l’amore per la vita degli altri. Di quello, non ce ne avevo, o almeno così poco che non era il caso di farlo vedere. Non ero grande come la morte io.(12)

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Mar
29
2012

L'aspetto di una terra lontana

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 11:48 Fabio MTBexplorer

L'aspetto di una terra lontana.

Non c’è da stupirsi che una miniatura persiana del XV secolo riveli un tale meraviglioso groviglio di fantasia e osservazione esatte sull’Afghanistan, invece mi sembra straordinario che un quadro, decodificato a distanza di secoli e a migliaia di chilometri di distanza da qualcuno che non ha mai visto l’Asia, riesca ancora a rivelare l’aspetto di una terra lontana.(8)

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Lug
14
2011

Immagini letterarie di viaggi

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Ultimo aggiornamento Lunedì 01 Ottobre 2012 12:34 Fabio MTBexplorer

"....Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone ...." (J. Steinbeck)

Ho sempre pensato che viaggiare sia una delle cose più personali che si “possiedono”, una possibilità, una sensazione, una esperienza che in fondo non puoi, non riesci e, alcune volte, non vuoi condividere con altri … quelle esperienze totalizzanti nel quale alla fine siamo individui e ognuno fa i conti con se stesso … proprio per questo ho sempre evitato proiezioni di foto, conferenze, racconti ecc.  che ,oltre a trovarci un pizzico di esibizionismo un po’ narciso da parte dei protagonisti, mi hanno fatto realizzare che i viaggi degli altri li ho sempre trovati un po’ noiosi … così penso che gli “appunti di viaggio” di tanti grandi scrittori siano già abbastanza, figuriamoci se io devo mettermi a raccontare sulle diapositive di un viaggio mentre il pubblico sonnecchia sperando che inizi presto l’aperitivo …


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