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Coruisk - Isola di Skye
Ultimo aggiornamento 17 Gennaio 2013 Scritto da Fabio MTBexplorer
Siamo abituati all’idea che calotte glaciali e montagne possano catturare la mente o sedurre l’immaginazione. Meno documentata, invece, è la capacità che anche le valli detengono di plasmare e scuotere il nostro pensiero. Dei molti generi di valle – forre, canaloni, gole, calanchi – quelle che esercitano l’influsso di gran lunga più potente sono i cosiddetti “santuari”: intendo quelle depressioni del territorio protette su ogni lato da alture o dall’acqua. I santuari hanno il fascino dei mondi perduti o dei giardini segreti. Nel viaggiatore che vi accede – varcando un passo su un crinale e vedendo il terreno ai suoi piedi abbassarsi di colpo – suscitano il brivido del proibito e dell’intrusione. Tra i grandi santuari del mondo spiccano quelli himalayani dell’Annapurna e del Nanda Devi e quello tanzaniano di Ngorongoro.
La letteratura delle esplorazioni occidentali ci ha tramandato i racconti di viaggiatori che per primi misero piede in queste aree. Sono cronache di meraviglia e di paura … verso la fine dell’inverno del 1939 W. H. Murray fuggì nella Lost Valley per aprire nuove vie sui dirupi del Bidean (Glen Coe, Scozia NW). Il terreno era coperto da trenta centimetri di neve, il cui splendore immacolato rendeva più intensa la solitudine della vallata e più profondo il silenzio. Era un luogo, scrisse Murray, dove “è facile sentirsi calmi”, dove “il movimento naturale” del cuore tendeva a “portare verso l’alto”. Entrare nella valle significava “ allontanarsi dalla vista e dal rumore della civiltà , come se si abitasse al Polo Nord”.
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Coruisk … il suo isolamento è leggendario. Tre lati della valle sono chiusi da montagne, mentre il quarto è costituito da una profonda insenatura atlantica … i monti sono i black Cuillin, la più austera e gotica delle cordigliere britanniche … il mondo che racchiude è straordinario. Coruisk autodetermina i suoi climi, i suoi cieli , le sue nubi. La luce segue comportamenti inattesi. I fianchi della roccia mutano spesso colore, a seconda del tono del tempo. Possono esser grigi con le nuvole, color caramello a mezzogiorno, rosso scuro di sera, e color metallo quando piove o c’è il sole … anche l’acqua del lago cambia colore, a seconda dell’angolo visuale da cui se ne osserva la superficie: nera, se la guardi dalla riva, azzurra come il cielo se ti trovi sui picchi e sulle creste che la sovrastano, e bruna caramello se ci sei dentro. C’è qualcosa nelle forme di Coruisk e nei suoi comportamenti che da lungo tempo attira le storie della natura selvaggia. Quando Murray lo raggiunse per la prima volta, nel 1936, si accorse che i suoi “sogni selvaggi” non erano all’altezza della ben più selvaggia realtà”. Walter Scott, che portò sulla scena la natura selvaggia della Caledonia, , visito Coruisk nel 1814 e la descrisse come “oscura, cupa, selvaggia, misteriosa e severa”. Una tale presentazione, a firma di Scott, fu uno sprone irresistibile per gli spiriti romantici e malinconici dell’Ottocento. Scaglioni successivi di artisti scrittori ed esploratori fecero di tutto per raggiungere la valle … esteti disposti a sopportare i rigori della vita nella conca pur di celebrarne le forme.
… l’aria era priva d’indicatori di spazio e di tempo; e anche di riferimenti di profondità. Nessun rumore, solo il discreto sciabordio dell’acqua contro l’isolotto. Disteso su quella roccia, senza vestigia umane percepirli all’infuori del bordo dei miei occhi, udivo il silenzio che risaliva fino all’era glaciale.
Nella valle avevo imparato un modo diverso di immaginare il tempo, o quanto meno il modo di percepirlo. Il tempo sembrava esprimersi non in ore o in minuti, ma in sfumature disposizione geologiche. Dopo pochi giorni mi era diventato difficile pensare a qualcosa di esterno a Coruisk: non solo al mondo dei negozi, scuole e automobili che seguiva il suo corso pieno di brio e urgenza, ma anche alla mia famiglia, alla mia città e al mio giardino …
Stare nella conca, sia pure per poco, ti fa ricordare i limiti angusti della percezione umana, la provvisorietà delle tue idee sul mondo. In un posto così le unità cronologiche fondamentali (il secolo, l’arco di vita, il decennio, l’anno, il battito del cuore) diventano quasi impercettibili e i tuoi gesti e impulsi abituali (alzare una mano, la bracciata nell’acqua, una vampata di rabbia, un gito di parole o di pensieri) acquisiscono una misteriosa istantaneità. I più grandi impulsi del mondo umano – le guerre, le civiltà, le epoche storiche – sembrano lontanissimi. Nella conca il tempo si muove troppo rapido e troppo lento per la tua comprensione e non ha nessun interesse a conformarsi alle tabelle umane. La conca segue un tempo selvaggio.
Robert Macfarlane “Luoghi selvaggi”