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Eritrea - Tra Massawa, Asmara e poi verso Keren
Ultimo aggiornamento 17 Gennaio 2013 Scritto da Fabio MTBexplorer
… l’orizzonte era pieno di picchi che erano silhouette grigie nella nebbia del mattino. Mille cime e valli affollate che si contendevano la linea dell’orizzonte. La strada, quasi volesse, fuggire si snodava come il corpo di un serpente sulla parete della scarpata.
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Mentre Asmara era un ibrido europeo di arte africana e di Art Dèco e Keren era una città di ville abitate dai popoli del deserto, Massaua aveva l’odore di Sinbad e delle figlie dei sultani velate e con gli occhi da cerbiatto. Aveva entrambi i piedi in Arabia. Guardava al mare, ma nel corso dei secoli aveva avuto motivo di guardarsi con perspicacia,seppur occasionalmente, alle spalle, al continente nero africano. Soprattutto nel corso degli ultimi trent’anni, quando i ribelli eritrei e i coloni etiopi avevano fatto del loro meglio per distruggerla durante le battaglie. In Eritrea trent’anni sono quasi una vita intera, ma equivalgono a poco più che un singhiozzo nelle vite dei luoghi e delle città.
Massaua era già stata distrutta prima; era sopravvissuta agli imperi persiani, romani, ottomani, egiziani, italiani ed etiopi e probabilmente sarebbe sopravvissuta anche all’eritrea. Questo miscuglio di etnie, vissuto a Massaua per generazioni era poi fuggito … il profumo di quei giorni, però, impregnava perfino le pietre. Nonostante la distruzione, la brezza della notte portava ancora con sé zaffate di quella che era stata Massaua in passato.
Era domenica mattina quando riuscii a trovare il cimitero di carri armati alla periferie di Asmara … schiere dopo schiere di assassini: solidi, temibili, costosi, meticolosamente ricercati e collaudati … nuovi, vecchi, americani e russi; carri armati con un buco oscuro nelle loro corazze causato da proiettili perforanti; carri armati con le viscere sparpagliate e squagliate; carri armati senza torrette; carri armati con cactus che crescevano all’interno … carri armati: schiera dopo schiera … queste macchine erano mostruose, come se quei resti sfracellati e contorti potessero all’improvviso tornare a vivere.
Pensavo all’abilità, all’addestramento e agli sforzi che erano stati impiegati per costruire questi mostri. Erano stati tutti progettati con intelligenza e dedizione da persone capaci negli Stati Uniti e in Europa. Erano la prova tangibile della quantità di denaro che i potenti del mondo erano pronti a investire per salvaguardare i loro interessi strategici. Testimoniavano quanta ingenuità e abilità il mondo investe nella guerra.
La terra che noi attraversammo era così desolata che ricordava un’ambientazione infernale: un orizzonte di sabbia e una distesa di deserto ardente sotto un cielo livido e bianco … i Rasaida erano il terzo popolo arrivato in Eritrea prima degli etiopi e degli italiani. Erano un popolo di nomadi che non si preoccupava assolutamente dell’ambiente circostante, bastava che offrisse sostentamento ai cammelli e alle capre. La loro cultura si adattava all’ambiente in cui vivevano: era un popolo spietato, con rari e spettacolari momenti di gentilezza … irresistibili come un’oasi del deserto. Non manifestavano alcun interesse per ciò che si trovava al di fuori del loro mondo. A loro interessava unicamente proseguire la loro vita senza subire le interferenze del governo etiope o eritreo … continuammo a procedere in macchina e il suono del nostro viaggio si riverberò in tutto il deserto.
Justin Hill "Ciao Asmara"
… a nord e a sud della Great Rift Valley le foreste furono spazzate vie e sostituite dalla steppa: un deserto di sabbia e pietrisco, chiazze d’erba e cespugli spinosi, con alberi più alti che persistevano lungo i corsi d’acqua.
La regione in cui il cervello del primo uomo si espanse fu una sterpaglia di rovi: la Corona di Spine non fu accidentale.(2)
Duemila chilometri attraverso l’Etiopia. Strade deserte senza un’anima viva. Montagne su montagne. In questa stagione dell’anno (in Europa è inverno) i monti sono verdi. Altissimi, stupendi al sole. Ovunque in silenzio profondo. Ma basta fermarsi, sedersi sul ciglio della strada e mettersi in ascolto per avvertire in lontananza delle voci acute e monotone. Sono i canti dei bambini sui pendii circostanti, bambini che raccolgono frasche, sorvegliano le mandrie, tagliano erba per le bestie. Non si odono voci di adulti, quasi fosse un modo esclusivamente infantile.(13)