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La sconfitta dell'orgoglio
Ultimo aggiornamento 30 Novembre 2013 Scritto da Fabio MTBexplorer
Mettere piedi sulle pianure invece significa trovare costruzioni oltre ogni misura: rocce, cactus, gole e burroni invisibili finché non arrivi sull’orlo, sabbie mobili e fiumi troppo aridi per un gommone e troppo umidi per camminarci. Ma la più grande ostruzione visiva non è quello sul terreno: risiede nella mente, in cui la potenzialità di un crollo della determinazione è presente in ogni momento, quando il viaggiatore vede davanti a sé solo un altro paesaggio identico a quello che si lascia alle spalle …
Le Pianure sono la più grande forza trasformativa terrestre all’interno dell’America, e sono l’unica regione a sconfiggerci ampiamente: riusciamo a livellare montagne e radere al suolo foreste, ad arginare fiumi e a uccidere laghi, ma le Grandi Pianure Occidentali spesso superano i nostri tentativi di controllo. Come nessun’altra morfologia terrestre insegnano l’umiltà: sono un posto che mette la tracotanza al suo posto. E poiché la saggezza esige la sconfitta dell’orgoglio vano è possibile amare le pianure per quello.
Non mi sto rappresentando come un uomo delle pianure, perché sono solo di passaggio in quel territorio: il mio soggiorno più lungo non ha mai superato un mese, ma ci sono stato con il caldo e con le bufere di neve, sotto la siccità e le alluvioni; ci sono stato con le tempeste di tuoni di fulmini, vento, pioggia, grandine, ghiaccio, neve e polvere. Vere manifestazioni atmosferiche americane. Ho camminato sulla terra battuta, fotografato un incendio nella prateria trovandomi nel mezzo delle fiamme, percorso le pianure a cavallo, le ho studiate e le adoro: ma non ci voglio vivere.
Quando le attraverso ora non guardo più con aria cupa aie, suole, chiese, pompe di benzina abbandonate o prosciugate, e a volta una intera Main Street sulla quale è cresciuta la vegetazione … in una contea dopo l’altra, in tutte le pianure, l’esperimento economico americano fallì nel giro di un paio di generazioni, eppure le popolazioni tribali lì erano sopravvissute per più di cinquecento generazioni, in parte perché avevano capito che le generazioni esigono il nomadismo – o la moderazione parsimoniosa, soprattutto nell’utilizzo dell’acqua. Il luogo sfida l’economia americana perché non tollererà a lungo il sovraccarico.
… alcuni abitanti vivono nelle pianure per necessità, alcuni per inerzia, ma altri lo tollerano perché vogliono abitare sotto un cielo così profondo in una notte serena che si può ancora vedere fino all’inizio dell’universo, e in quel momento sembra di respirare direttamente il cosmo, è gente capace di sopportare inverni che non somigliano a una stagione ma all’estinzione.
Nelle grandi campagne aperte americane, la gente delle pianure fa quello che fa il suo bestiame davanti a una tempesta: andare a rannicchiarsi in un posto. Forse supererai la notte, o forse no.(77)