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Ott
30
2012

Febbre da viaggio

Ultimo aggiornamento 10 Gennaio 2013 Scritto da Fabio MTBexplorer

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Atterrare dall’alto in una città lontana anziché arrivarci lentamente significa privarsi di qualsiasi possibilità di comprendere dove si sta andando.(8)

I tedeschi la chiamano ReiseFieber, febbre da viaggio. La riconosco subito: arriva a notte fonda, con vampate di calore, ansia e acciacchi vari …filiamo all’alba come contrabbandieri. Odore di  bosco. È pulita a quell’ora l’aria di città … molliamo gli ormeggi, e già al primo colpo di pedali si insinua in noi una leggerezza nuova. Siamo liberi, irreperibili … la partenza è un ‘evasione, la strada una via di fuga. E noi siamo degli imboscati, dei banditi allegri, l’ansia evapora, la fretta pure. I motorizzati diventano marziani, l’auto un dinosauro, sgommare una demenza. (6)

“… ecco qua io m’ammazzo a guidare questo arnese avanti e indietro dall’Ohio al Los Angeles e faccio più soldi di quanti tu ne abbia mai visti in tutta la tua vita di vagabondo, però sei tu quello che si gode la vita e non basta ma lo fai senza lavorare e senza un mucchio di denaro. Adesso chi è il furbo, tu o io?” e aveva una bella casa nell’Ohio, con moglie, figlia, albero di natale, due macchine, garage, prato, falciatrice, ma non poteva godersi nessuna di queste cose perché non era veramente libero …(16)

Il termine Il-Rah, «la via», prima di venire adottato dai mistici per designare la «Via per giungere a Dio» era un termine tecnico per «strada» o «sentiero di migrazione».
Nelle lingue dell’Australia centrale esiste un concetto equivalente : tjurna djugurba significa «le orme degli Antenati» e la «Via della Legge».
A quanto pare, esiste nel profondo della psiche umana un nesso fra il «trovare la strada» e «la legge».(2)

Quasi tutti i nomadi affermano di essere “proprietari” del percorso della loro migrazione (in arabo Il-Rah, “la via”), ma in pratica rivendicano solo i diritti di pascolo stagionale. Perciò tempo e spazio si confondono uno nell’altro: un mese e un tratto di strada sono sinonimi.(2)

Somigliano agli irrequieti uccelli migratori, che si sentono felici e intimamente calmi  solo quando sono in movimento. Martin Guseninde a proposito degli Yaghan, antica popolazione nomade della Terra del Fuoco, ormai estinti

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