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Ott
09
2012

Luoghi di pietra legno e acqua

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Amo le cartine geografiche, le mappe topografiche, le carte altimetriche e tutto ciò che è mappatura di un territorio. L'ultimo viaggio avevo un navigatore, mi sono trovato così male che l'ho spento e sono andato riprendermi al mia vecchia cartina (ha più di vent'anni...) che fortunantamente mi ero portato, conoscendomi. Malgrado gli errori dovuti alle modifiche del territorio, mi è sembrato di che avessi io vent'anni di meno. Leggere questo brano mi ha fatto focalizzare perchè l'unico genere di cartina che non mi affascinava era l'atlante stradale, e così anche il navigatore, che non è altro che un atlante stradle elettronico ...

 

 

"Nel Regno Unito oltre sessantatre milioni di persone vivono oggi su un’area di neanche 250 mila chilometri quadrati. L’idea di lontananza è stata quasi abolita e i principali agenti di questa sparizione sono stati l’automobile e la strada. Solo una piccola e sempre più esigua percentuale di terreni si trova attualmente a più di cinque chilometri da una superficie carrozzabile … la cartina più comune del Regno Unito è l’atlante stradale. Prendetene uno e osservate il reticolo di strade e autostrade che copre la superficie del Paese. In queste mappe la rete stradale che connette il paesaggio appare così fitta da far pensare che i nuovi elementi primari del territorio siano asfalto e benzina. Gli atlanti stradali rendono visibile anche un’assenza. I luoghi selvaggi non sono più segnati. Le lande, le grotte, i picchi rocciosi, i boschi, le brughiere, le valli fluviali e gli acquitrini sono semplicemente scomparsi. Se mai sono mostrati, corrispondono a ombreggiature sullo sfondo o a simboli generici. Il più delle volte sono evaporati come vecchio inchiostro, trasformate in memorie rimosse di una Gran Bretagna più antica.

La terra in sé, è ovvio, non ha preferenze su come debba essere rappresentata. Ritratti e ritrattisti la lasciano indifferente. Ciò non toglie che i dati territoriali presenti nelle mappe siano organizzati secondo criteri capaci di esercitare influssi profondi. Le mappe effettuano una triage dei vari aspetti del paesaggio, li selezionano e li classificano per ordine d’importanza, e così facendo creano potenti distorsioni nel modo di percepire e trattare un territorio.

Può occorrere tempo e fatica per dimenticare il pregiudizio indotto dall’influsso di una mappa. E poche mappe esercitano sull’immaginazione una pressione deformante pari a quella di un atlante stradale … in Gran Bretagna e Irlanda se ne vendono oggi un milione di copie all’anno; e si ritiene che siano venti milioni gli atlanti stradali in circolazione in ogni istante. Le priorità dell’odierna carta stradale sono evidenti. Disegnata al computer sulla base di fotografie satellitari, è una mappa che parla di transito e spostamento. Ci induce a immaginare il territorio soltanto come un contesto per viaggi motorizzati. Trascina i suoi lettori lontano dal mondo naturale.

Quando penso a questa mappa – quando penso dentro questa mappa – vedo il paesaggio in spezzoni sgranati di riprese a circuito chiuso, in immagini di direzione, destinazione, scopo: luci di stop di veicoli al crepuscolo, il fiato caldo degli scappamenti. L’atlante stradale fa dimenticare facilmente la presenza fisica del terreno, fa scordare che i paesi chiamati Inghilterra, Irlanda, Scozia e Galles comprendono più di cinquemila isole, cinquecento montagne e trecento fiumi. Rifiuta l’idea che ben prima di essere entità politiche, culturali ed economiche questi territori erano luoghi di pietra, di legno e di acqua …

a questo punto l’atlante stradale sembrava offrire una versione del paese ancora più distorta di quanto intuissi all’inizio dei miei viaggi. Sono troppi gli aspetti del paesaggio che non riporta. Gli sfuggono le vaghe linee dei tratturi che rigano la pietra delle dolci contee d’Inghilterra, o i contorni tanè delle brughiere del Sudovest. Non registra il movimento incessante del fango negli estuari del Wash ed è indifferente a consistenze , odori, rumori: alle vie seguite dai pollini di quercia e dai semi di camenerio, alle diverse ombre proiettate dalle montagne, agli angoli di resistenza al taglio  dei macigni sulle falde dirupate dei Pennini. Ignora le nebbie del Dartmoor, dense, fluide e improvvise come colate di latte, e la liquida torba nera di Rannoch, dove l’impronta del piede umano resiste solo per qualche istante."

Robert Macfarlane “Luoghi selvaggi”

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