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Set
10
2012

Tipi di uomini

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Tutto considerato al mondo ci sono solo due tipi di uomini: quelli che stanno a casa e quelli che non ci stanno:

“L’uomo è nato nell’avversità. L’avversità, in questo caso è l’aridità." l’homo sapiens si è evoluto una volta, e una volta soltanto, nell’africa meridionale, in un certo periodo successivo alla prima glaciazione boreale (circa 2.600.000 anni fa), allorché si formò il polo nord, il livello del mare si abbassò, il Mediterraneo divenne un lago salato e all’eterogenea foresta dell’africa meridionale subentrò la vegetazione bassa e stentata della savana aperta.

L’Homo sapiens era un migratore. Faceva lunghi viaggi stagionali interrotti da una fase sedentaria, una "stagione magra" come la Quaresima.

I maschi dell’homo sapiens erano cacciatori, mentre le donne provvedevano a raccogliere cibo vegetale e selvaggina minuta. Ma i viaggi avevano lo scopo di stabilire contatti amichevoli con altri esseri vicine e lontani. Gli uomini riescono, parlando fra loro, a superare il problema dell’accoppiamento tra consanguinei. Gli animali devono lottare per ottenere lo stesso risultato.

 

 

L’uomo è "buono per natura" nell’accezione di Rousseau e nel senso del Nuovo Testamento. Nell’evoluzione non c’è posto per il male. L’impulso della lotta, negli uomini e nelle donne, doveva servire come difesa tra le bestie feroci e gli altri terrori della boscaglia primordiale. Negli insediamenti stabili questi impulsi tendono ad andare fuori fase. Si veda la storia di Caino il sedentario e Abele il girovago …

In Aranda Traditions, Strehlow contrappone due popolazioni dell’Australia centrale: una sedentaria e una mobile … gli Aranda, che vivevano in una regione di pozzi sicuri e selvaggina abbondante, erano arciconservatori … erano tanto limitati quanto la popolazione del deserto occidentale era di larghe vedute. Questi nomadi … pur non amando meno la loro terra erano sempre in movimento. «Di questa popolazione la cosa che colpiva di più» scrive Strehlow «era la risata pronta. Erano persone contente e allegre, che si comportavano come se non avessero mai avuto una preoccupazione al mondo. Gli Aranda, inciviliti negli allevamenti di pecore, dicevano: “ridono sempre. Non possono farne a meno.”»

In regioni dove l’abbondanza è assicurata, gli animali delimitano e difendono il loro territorio con sfoggio di manifestazione aggressive. Nelle terre povere, dove di rado la natura è benigna – ma c’è di solito lo spazio per muoversi -, gli animali fanno bastare le scarse risorse e trovano così la propria strada senza combattere.

Come regola biologica generale, le specie migratorie sono meno «aggressive»  di quelle sedentarie … la migrazione, come il pellegrinaggio, è di per se stessa il duro cammino: un itinerario «livellatore»  in cui i più forti sopravvivono e gli altri cadono lungo la strada. Il viaggio perciò vanifica il bisogno di gerarchia e di sfoggi di potere. Nel regno animale i «dittatori»  sono quelli che vivono in un ambiente di abbondanza. I «briganti»  sono, come sempre, gli anarchici …

 

Chi visita il nido di un ospedale è spesso stupito dal silenzio. Eppure, se la madre ha davvero abbandonato il figlio, l’unica possibilità che lui ha di sopravvivere è di tenere la bocca chiusa.

Se ogni neonato ha il desiderio di muoversi in avanti, il passo successivo è scoprire come mai non gli piace stare fermo … il complesso legame istintivo tra madre e figlio, gli strilli di allarme del bambino (molto diverso dai piagnucolii di freddo fame e malessere), la misteriosa capacità della madre di udirli, la paura che il bambino ha del buio e degli estranei, il suo terrore per gli oggetti che si avvicinano rapidamente, le sue invenzioni di mostri dove non ce ne sono – insomma tutte le sconcertanti «fobie» che Freud cercò senza successo di spiegare – si potevano in realtà motivare con la costante presenza di predatori nella “casa” primordiale dell’uomo … nell’infanzia la maggiore fonte di terrore è la solitudine … il bambino strilla perché – se trasferiamo il lettino in mezzo ai rovi dell’Africa – o la madre torna entro pochi minuti o una iena lo mangerà …

… la prima tattica difensiva sono gli strilli e i calci; così la madre deve essere preparata a combattere per il figlio, e il padre a lottare per entrambi. Di notte il pericolo raddoppia, perché di notte l’uomo non ci vede ed è proprio di notte che i grandi felini vanno a caccia. E sicuramente questo grande dramma manicheo  - la luce, le tenebre, la Bestia – è il nocciolo della condizione umana … “La donna stava allattando un neonato. Collane di monete d’oro e amuleti le ricadevano sui seni. Come molte donne nomadi, aveva addosso tutti i suoi beni.”

Quali sono, quindi, le prime impressioni che un bimbo nomade ha del mondo? Un capezzolo dondolante e una cascata d’oro.

 

Quasi tutti i nomadi affermano di essere “proprietari” del percorso della loro migrazione (in arabo Il-Rah, “la via”), ma in pratica rivendicano solo i diritti di pascolo stagionale. Perciò tempo e spazio si confondono uno nell’altro: un mese e un tratto di strada sono sinonimi. Il termine Il-Rah, «la via», prima di venire adottato dai mistici per designare la «Via per giungere a Dio» era un termine tecnico per «strada» o «sentiero di migrazione». Nelle lingue dell’Australia centrale esiste un concetto equivalente : tjurna djugurba significa «le orme degli Antenati» e la «Via della Legge». A quanto pare, esiste nel profondo della psiche umana un nesso fra il «trovare la strada» e «la legge».

 

Un giovane ungherese, sfinito dopo aver scalato il Monte Sacro venne a contemplare il mare in tempesta. Era un epidemiologo, ma aveva smesso di lavorare per scalare le montagne sacre del mondo … “l’uomo non è stato creato per stare fermo”. Era una cosa che aveva imparato studiando le epidemie. La storia delle malattie infettive era una storia di uomini che si crogiolano nella loro sporcizia …

 

… la selezione naturale ci ha foggiati – dalla struttura delle cellule celebrali alla struttura dell’alluce – per una vita di viaggi stagionali a piedi in una torrida distesa di rovi o di deserto.

… in origine “l’uomo peregrinava per il deserto arido e infuocato di questo mondo” e per riscoprire la sua umanità egli deve liberarsi dei legami e mettersi in cammino …

Oggi più che mai gli uomini devono  imparare a vivere senza gli oggetti. Gli oggetti riempiono gli uomini di timore: più oggetti possiedono più hanno da temere. Gli oggetti hanno la specialità d’impiantarsi nell’anima, per poi dire all’anima cosa fare.

 

… forse dovremmo concedere alla natura umana una istintiva voglia di spostarsi, un impulso al movimento nel senso più ampio. L’atto stesso di viaggiare contribuisce a creare una sensazione di benessere fisico e mentale, mentre la monotonia della stasi prolungata e del lavoro fisso tesse nel cervello delle trame che generano prostrazione e un senso di inadeguatezza personale. In molti casi quella che gli etologi hanno designato come aggressività è semplicemente una risposta stizzosa alle frustrazioni derivanti dall’esser confinati in certo ambiente.

… se la “patria” era il deserto, se i nostri istinti erano forgiati nel deserto, per sopravvivere a i suoi rigori, allora è più facile capire perché le ricchezze ci logorano e perché l’immaginario uomo di Pascal considerava i suoi confortevoli alloggi una prigione.

Qual è la natura dell’inquietudine umana? … Pascal disse che la fonte di tutte le nostre sofferenze era l’incapacità di starcene tranquilli in una stanza. Perché, domandava, un uomo che ha di che vivere sente lo stimolo a trovare un diversivo in qualche lungo viaggio per mare? O a vivere in un’altra città, o a andarsene alla ricerca di un grano di pepe, o in guerra a spaccar teste? … Pascal volle capirne la ragione, e dopo averci riflettuto ne trovo una ottima: e cioè la naturale infelicità della nostra debole condizione mortale; così infelice che, se ci concentriamo su di essa, nulla può consolarci. Solo una cosa può alleviare la nostra disperazione ed è lo svago (divertissement); eppure proprio questa è la peggiore delle nostre disgrazie, perché lo svago ci impedisce di pensare a noi stessi e ci porta gradualmente alla rovina. Chissà se il nostro bisogno di svago, la nostra smania di nuovo, era, in sostanza un impulso migratorio istintivo, affine a quello degli uccelli in autunno?

 

“… non voleva andarsene senza un commento sulle sue motivazioni interiori.

Allora, lentamente e con grande serietà, disse: «É come se ti trascinasse la corrente. Io sono come la sterna artica, eccellenza. È un uccello, un bell’uccello bianco che dal Polo Nord vola al Polo Sud e poi torna indietro.»”

 

Collage di pensieri di Bruce Chatwin

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